Lo Spinario: amore, vizio o ... Marzio?

giugno 20, 2019


Rappresenta un giovane seduto con le gambe accavallate e intento a togliersi una spina dalla pianta del piede. L’opera testimonia la grazia e la naturalezza proprie dell’arte greca e, proprio per la sua bellezza, è stata replicata nel corso dei secoli. Il soggetto è infatti piuttosto diffuso e ad oggi si conoscono almeno sette copie più o meno fedeli. Perfino Brunelleschi e Rubens furono talmente affascinati dalla scultura da riproporla nelle loro opere. In età antica, il soggetto venne interpretato come dolore procurato dall'innamoramento, mentre nel Medio Evo simboleggiò il vizio e il peccato tipicamente pagani. Nel Rinascimento, fu invece ribattezzato con il nome di Marzio, pastorello di Vitorchiano, il quale, secondo la leggenda, ebbe l'incarico di raggiungere Roma, nel più breve tempo possibile, per avvertire il Senato dell'arrivo imminente in città di un esercito nemico. Durante il lungo tragitto (circa 90 chilometri) una spina si conficcò nel piede del giovane che, noncurante della ferita e del dolore, proseguì alla volta di Roma e, giunto in Campidoglio, fece appena in tempo a dare l'allarme perché "dallo spasimo della trafittura fu tratto a morte".

(Willy Pocino - Le curiosità di Roma)


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