La Rupe Tarpea
ottobre 29, 2020
Una rupe in pieno centro cittadino
è una gran comodità: non c’è dubbio. Viene molto utile per liberarsi dei nemici
semplicemente gettandoli giù. La leggenda vuole che la rupe prenda il nome dalla
fanciulla Tarpeia, che finì uccisa – e forse un po’ se lo meritava se non altro
per la sua scempiaggine – seppellita sotto i pesanti oggetti, che i sabini portavano
al braccio sinistro. Erano i bracciali d’oro quelli che lei aveva chiesto come
prezzo per il suo tradimento. Come promesso aprì la porta della città, ma gli
assedianti sabini le gettarono addosso gli scudi – che indossavano sempre a sinistra
– e l’uccisero. Il suo corpo poi venne seppellito sulla rupe che oggi porta il
suo nome. Un’altra versione della storia racconta che fu per amore del re sabino,
il bel Tito Tazio, che Tarpeia tradì il suo popolo. “Vide Tazio armeggiare
nel piano sabbioso, e alzare, sopra le bionde chiome, il cimiero fulgente; al
bello aspetto e all’armi regali la prese stupore, e giù le cadde l’urna dalle
obliose mani […] Ecco il momento: Tarpea si reca a trovare il nemico: stringe i
patti e, per patto, ella farà da guida. Arduo il monte a salire, ma vuoto pel
giorno di festa: senza indugio ella uccide, ché non latrino, i cani. Tutto era
immerso nel sonno; ma Giove, vegliando egli solo, pensava a preparare il suo
giusto castigo. Tradita la custodia del colle e la patria dormente, ella chiese
all’eroe di fissare le nozze. Ma Tazio, pur nemico, non volle onorare la colpa;
“Spòsati – disse – e sali il regale mio letto”. Ciò detto, sotto il peso dell’armi
de suoi la coperse. Questa la dote, o vergine, per i servigi tuoi! Da lei,
guida al nemico, il monte fu detto Tarpeo: non eri degna tu, mala custode, di
tanto.” Ammesso che la storia sia
vera, sia nella versione del tradimento per cupidigia, o vanità, sia per amore,
la rupe rimase il luogo da cui precipitare i traditori della patria in una sorta
di espulsione morale, prima ancora che fisica.
(Marita Bartolazzi – Le strade
del mistero e dei delitti di Roma)
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