L'Opus Sectile di Porta Marina

novembre 21, 2019


C’è un luogo suggestivo e unico all’Eur che nonostante tutto è ancora poco conosciuto a causa, forse, della sua particolare posizione lontano dai tradizionali itinerari turistici. È il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo, istituito nel 1967 nel Palazzo delle Scienze e interamente dedicato al periodo dei cosiddetti “secoli bui”. Che poi, col buio, qui si ha davvero poco a che fare, vista la ricchezza e preziosità dei numerosi reperti esposti.


Tra tutti risplende, nel vero senso della parola, l’Opus Sectile di Porta Marina, l’opulenta decorazione a intarsi di marmi colorati (opus sectile appunto) che ornava la sala di rappresentanza di una domus monumentale fuori Porta Marina ad Ostia. In pochi sanno che si tratta dell’esempio più completo al mondo, quasi totalmente recuperato durante gli scavi degli anni Sessanta. C’è poi da dire che il suo allestimento nel Museo è assolutamente spettacolare: la grande sala, infatti, è stata interamente ricostruita e suscita nel visitatore una rara emozione estetica. L’impressione è quella di ritrovarsi in una lussuosa abitazione della Roma del IV secolo e il bello, si fa per dire, è che i proprietari della ricca dimora non riuscirono mai a vedere questa meraviglia: l’edificio, infatti, crollò in fase di costruzione. Le pareti dell’aula si ripiegarono su sé stesse in un giorno imprecisato tra il 394 e il 400 circa e, da allora, tutto quello che vi era al suo interno rimase sepolto per secoli, non vi furono saccheggi né vi si costruì nulla sopra. 


Durante le delicate operazioni di scavo, non si rinvennero ossa, segno che al momento del cedimento o era notte o gli operai fecero in tempo ad uscire, lasciando però a terra i materiali da cantiere fra cui le formelle del pavimento già predisposte ma non ancora messe in opera. Si è potuti giungere alla scenografica ricostruzione, grazie allo studio accurato dei blocchi murari crollati che in molti casi conservavano ancora attaccati ampi tratti del sontuoso rivestimento. Questi servirono da base per ricomporre il disegno delle parti perdute, una specie di “cartone” su cui collocare le infinite lastrine colorate ritrovate dagli archeologi. Da questo puzzle prodigioso sono, quindi, venuti fuori 190 pannelli intarsiati che si estendono per 146 metri quadrati tra pareti e pavimento. Vi sono riprodotte specchiature geometriche con motivi a stelle, ottagoni e cerchi combinati con grande eleganza; fregi floreali e gruppi di animali in lotta: leoni sulla parete destra e tigri sulla sinistra.


Oltre alla complessità dell’ornato, quello che colpisce è anche la preziosità e varietà dei marmi impiegati, giallo antico, serpentino, porfido rosso e pavonazzetto. E come per la maggior parte dei tesori, anche per l’opus sectile di Porta Marina vi è un lato misterioso. Durante l’incredibile lavoro di assemblaggio, infatti, sono emersi con sorpresa due enigmatici busti virili: un giovane aristocratico con la tunica bordata di porpora e un adulto dallo sguardo penetrante, barba, capelli lunghi e nimbo (disco luminoso) intorno al capo: Cristo, un filosofo accompagnato dal suo allievo o due personaggi autorevoli della cultura antica? ad altri l’ardua sentenza.



(I tesori nascosti di Roma – Gabriella Serio)




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