Villa Torlonia
giugno 08, 2021Villa Torlonia è una delle più
recenti ville romane ed ha una particolarità quasi unica a Roma: un originale
parco all’inglese, dove fanno capolino, qua e là, edifici curiosi, serre,
fontane, obelischi e perfino finte rovine antiche.
La sua storia ha inizio
intorno al 1797 quando Giovanni Torlonia ottiene dal papa il titolo di marchese
e questo nuovo status lo spinge all’acquisto dell’antica villa Colonna
(prima ancora villa Pamphilj) per adeguarla alla bellezza delle altre dimore
delle famiglie nobili romane del tempo. Per ottenere questo risultato si affida
all’esperienza dell’architetto Giuseppe Valadier, che nel giro di pochi anni,
modifica l’edificio padronale in palazzo nobiliare, costruendo, inoltre, il
Casino dei Principi e le Scuderie.
Viene sistemato anche tutto il parco
circostante, acquistando piante esotiche ed eleganti sculture per decorarlo.
Alessandro Torlonia, dopo la morte del padre, opera una serie di interventi,
ancora più grandiosi e autocelebrativi, ampliando gli edifici e aggiungendovene
di nuovi.
È lui che fa costruire il Teatro e la Limonaia, la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre e la Grotta Moresca e il Campo da Tornei.
Arriva persino a
decorare il parco con Finte Rovine, un Tempio di Saturno, fontane e fa erigere
i due obelischi dedicati alla memoria dei genitori. Obelischi, naturalmente
falsi, realizzati sul lago Maggiore, che di “faraonico” hanno solo l’immane
impresa che fu necessaria per il trasporto a Roma. Sembra che per far sapere in
giro che faceva le cose in grande, quando ci fu l’inaugurazione dei due
monoliti, organizzò una grande festa con fuochi d’artificio, spari e musica,
distribuendo, a detta del Belli, sedicimila ciambelle e otto barili di vino al
popolo, permettendo l’ingresso solo a chi era vestito in maniera dignitosa.
Anche
con il nuovo erede, Giovanni, la Villa continua ad “espandersi” con l’aggiunta
del Villino Medievale e il Villino rosso. La trasformazione più particolare si
ha però tramutando la Capanna Svizzera in quella che, degna di una proprietà
principesca, sembra proprio una casa uscita da un libro di fiabe: la Casina
delle Civette.
È qui che
sceglie di vivere il principe Giovanni Torlonia, fino alla sua morte, avvenuta
nel 1938, dopo aver ceduto, nel 1925, per il prezzo simbolico di una lira, la
residenza a Benito Mussolini che vi abiterà fino al 1943. La Casina si trova ai
bordi del parco, un piccolo castelletto gotico, tutto logge, porticati,
torrette, maioliche e vetri decorati e colorati in stile liberty.
Il nome è
dato dalla raffigurazione di due civette in una vetrata; al principe dovevano
piacere molto questi rapaci notturni, visto che li troviamo riprodotti anche nelle
decorazioni e nel mobilio, probabilmente per il loro valore simbolico, essendo
lui un amante dei simboli esoterici.
All’interno splendide vetrate disegnate da
Duilio Cambellotti e Paolo Pachetto dei primi anni del Novecento. Completamente
restaurata, dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, oggi è sede del Museo
della vetrata artistica, unico nel suo genere in Europa.
Anche il Casino Nobile
è oggi un piccolo museo di quanto è stato ritrovato nella Villa, anche se la
maggior parte della collezione statuaria della famiglia Torlonia è ancora in
gran parte di proprietà della famiglia stessa. Un importante, quanto fortuito,
ritrovamento ha riportato alla luce tre grandi rilievi di gesso realizzati da
Antonio Canova,
nonché una testa femminile di stampo michelangiolesco, alcuni
arredi della demolita Cappella della Villa e anche un prezioso frontone in
marmo proveniente dalla tomba di Claudia Semne, sull’Appia Antica. Il percorso
si sviluppa su due piani; in quello inferiore attraversiamo il bagno, che
richiama molto lo stile delle “stufe” rinascimentali, con grottesche su fondo
rosso interrotte da riquadri con storie mitologiche su temi erotici o acquatici,
la biblioteca, il portico, la camera di Psiche, così denominata dalle “storie
di Psiche” dipinte nella volta, di chiara ispirazione agli affreschi di
Raffaello di Villa Farnesina, la Camera dei Poeti e degli artisti italiani,
dove sono rappresentati, appunto, i più grandi nomi: da Raffaello a
Michelangelo, da Dante a Petrarca, da Ariosto a Tasso a Leonardo e tanti altri.
Il punto centrale della struttura è senz’altro la meravigliosa Sala da Ballo,
che in altezza comprende due piani.
Interamente decorato con dipinti, stucchi,
dorature e marmi, ha ai due lati due orchestre poggianti su maestose colonne
scanalate in marmo di Carrara, con elaborati capitelli e architravi decorati a
stucco bianco e dorato con amorini di Pietro Galli.
Da qui si sale poi al
secondo piano dove le sale più rappresentative sono senz’altro; la Sala di
Bacco, interamente affrescata con le storie del Mito di Bacco
e a terra un
mosaico policromo con Ercole bambino che strozza i serpenti;
il Gabinetto di
Venere, la Camera Egizia, interamente ricoperta da decorazioni ispirate
all’antico Egitto, con scene dell’incontro di Antonio e Cleopatra,
l’incoronazione di Antonio e Cleopatra e Cleopatra in ginocchio davanti ad
Antonio;
la Sala di Alessandro, speculare
alla sala di Bacco era, un tempo, la sala da pranzo; completamente affrescata e
decorata con fregi e statue, che raccontano le gesta di Alessandro il Macedone,
chiara allusione encomiastica a chi ha commissionato il lavoro, Alessandro
Torlonia,
e la Camera da letto di Giovanni Torlonia, utilizzata poi da
Mussolini.
L’ultimo piano del Casino Nobile è dedicato al Museo della Scuola
romana, che offre uno sguardo d’insieme sull’arte figurativa della capitale tra
le due guerre mondiali, con opere di Antonio Donghi, Francesco Trombadori,
Giuseppe Capogrossi, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, solo per citarne alcuni.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Villa è in condizioni disastrose. Il
Comune acquisisce l’area nel 1978 e negli anni Novanta vengono restaurati gli edifici
e la tenuta. Nonostante qualche lavoro di manutenzione migliore potrebbe essere
fatto, oggi Villa Torlonia è una splendida villa, dove passeggiare, fare jogging,
yoga, studiare e leggere,
andare a visitare le mostre che periodicamente si tengono
nel Casino dei Principi, che un tempo era utilizzato per i ricevimenti ed oggi
è invece l’archivio della Scuola romana,
oppure ristorarsi nel casolare
ottocentesco, che un tempo ospitava le piante di agrumi della villa e per
questo è denominata La Limonaia. È aperta dalla mattina alla sera, con il
servizio caffetteria e spuntini veloci a pranzo, mentre la serva diventa una focacceria
e pizzeria.
Nel
Parco, accanto alla Limonaia è presente anche il Teatro, commissionato nel 1841
dal principe Alessandro Torlonia all’architetto Quintiliano Raimondi.
Era dotato oltre che degli spazi scenici e di tutti gli apparati tecnici, anche di ambienti laterali dove il principe poteva intrattenere i suoi ospiti durante le feste private. Presenta diversi stili: classico e maestoso nel corpo centrale, è invece nordico nella serra in vetro e ghisa della parte meridionale.
Quasi tutte le pitture del Teatro furono realizzate da Costantino Brumidi, un pittore che in Italia non ebbe il grande successo che riscontrò invece in America, dove affrescò il Capitol di Washington, meritandosi l’appellativo di “Michelangelo d’America”. Anche il Teatro, che dopo l’occupazione anglo-americana era in completo stato di abbandono e fatiscente, è stato acquisito dal Comune di Roma e pazientemente restaurato dall’Area Progettazione di Zetema Progetto Cultura, sotto il controllo e supervisione scientifica della Sovrintendenza Capitolina, rispettando al massimo il preesistente.
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da fare a Roma)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da
vivere a Roma)
(museivillatorlonia.it)
(teatrodiroma.net)
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