I Mitrei

marzo 16, 2020


I mitrei sono i luoghi di culto di Mitra, un dio che nel nome rimanda al mondo iranico e alla religione zoroastriana, molto amato nel Vicino Oriente (come dimostra la diffusione del nome Mitriadate). In realtà il dio e le caratteristiche del suo culto, nel mondo romano, sono molto differenti. Sembra che il nume sia giunto a Roma relativamente tardi, introdotto dai pirati della Cilicia fatti prigionieri da Pompeo nel 67 a.C. Il culto, di tipo misterico, si diffuse rapidamente tra l’esercito e alla fine del III secolo d.C. era uno dei più praticati all'interno dell’impero. Le ragioni di tale successo furono dovute all'attenzione che il nuovo culto riservava all'anima, cui permetteva di conquistare, attraverso sette gradi di iniziazione, l’eternità, ma anche agli aspetti più pratici del rito: lo stretto rapporto di fratellanza che si instaurava tra i membri delle piccole comunità, i pasti comuni, una solidarietà di cui i soldati avevano un gran bisogno. In realtà, nonostante la sua capillare diffusione, noi conosciamo relativamente poco le caratteristiche di tale religione e questo perché era di tipo misterico: non permetteva l’accesso ai riti se non agli iniziati, che del culto non potevano parlare né tantomeno scrivere. Quello che sappiamo lo deduciamo dal monotono ripetersi dell’iconografia (che ripropone, però, solo il tema centrale di Mitra che uccide il toro, con poche varianti, e Mitra che nasce dalla roccia) e dalle notizie lasciateci dalle fonti cristiane, che ovviamente non sono spesso affidabili (sia per l’effettiva difficoltà di accedere alle informazioni, che per l’interesse che avevano di screditare un culto che aspiravano a cancellare). Oltre che alle pietre, si è data voce anche alle stelle, poiché i protagonisti della scena della tauroctonia (l’uccisione da parte di Mitra del Toro cosmico, da cui nasceranno tutte le cose) troverebbero riscontro tra le costellazioni. Si è infatti osservato che tutti gli attori della scena, compresi i comprimari (cane, corvo, serpente e scorpione) mostrerebbero una singolare simmetria con le costellazioni che si trovavano all'equatore celeste nell'era del Toro. Mitra corrisponderebbe allora a Perseo, costellazione posta proprio sopra quella del Toro, il cane alla costellazione del Canis Maior o Minor, il serpente all'Idra, il corvo e lo scorpione alle due costellazioni omonime. Difficile dare una interpretazione definitiva in assenza di riscontri univoci, ma di certo Mitra è un dio legato comunque al cielo, al sole in particolare (il Sole, la Luna e Espero compaiono sempre al suo fianco e Cautes e Cautopates, i due geni che lo accompagnano, indicano il sorgere e il tramontare del sole), eppure i suoi luoghi di culto si trovavano dentro caverne, naturali o artificiali (i mitrei appunto), di dimensioni assai ridotte, che dovrebbero rimandare alla grotta in cui Mitra uccise il Toro. 

Descrizione del Mitreo dell'Ara Maxima di Ercole al Circo Massimo
Al loro interno si radunavano piccole comunità, che svolgevano due riti per molti versi simili al battesimo e all'eucarestia. I fedeli una volta ammessi nella comunità dovevano percorrere i sette gradi dell’iniziazione, dei quali conosciamo i nomi (e pochi dati accessori): il corvo, lo sposo, il soldato, il leone, il persiano, il corriere del sole e il padre. Il culto era così capillarmente diffuso e aveva tali somiglianze con il cristianesimo da rappresentare uno dei più resistenti capisaldi del morente politeismo. La competizione fra le due fedi spiega anche l’interesse mostrato dagli scrittori cristiani, che rappresentano, come detto, le nostre uniche fonti letterarie sull'argomento. Quando nel 391 d.C. la nuova fede ormai trionfante fu dichiarata l’unica ammessa nell'impero, si iniziò letteralmente a cancellare il mitraismo dalla Storia. Lo si fece costruendo nuove strutture sugli ormai dismessi mitrei, come ad esempio avvenne con San Clemente. 

Mitreo di San Clemente
Scomparvero così, ma cosi si conservarono, alcuni gioielli dell’arte antica. Molti si trovano infatti sotto delle chiese e da esse prendono il nome, come il mitreo sotto Santo Stefano Rotondo, al Celio. C’è poi il mitreo di Santa Prisca, sotto l’omonima chiesa dell’Aventino.


Oltre al mitreo Barberini rinvenuto nel 1936 presso la Galleria Nazionale di Arte Antica, vi sono poi, nei pressi di due imponenti complessi pubblici, il mitreo delle Terme di Caracalla e quella presso l’Ara Maxima di Ercole. Il primo fu scoperto in uno dei corridoi sotterranei di servizio dell’impianto termare ed è il più grande tra quelli rinvenuti in città.

Mitreo delle Terme di Caracalla
Il secondo si trova sotto l’edificio che ospita il deposito per le scene del Teatro Nazionale dell’Opera, presso l’ex Pastificio Pantanella, alle spalle del Circo Massimo, e fu realizzato in una struttura forse funzionale proprio allo svolgimento dei giochi circensi.

Mitreo dell'Ara Maxima di Ercole al Circo Massimo
Questo solo per citare i meglio conservati e visitabili. In realtà, sono una quindicina i luoghi, in città, nei quali sono state rinvenute tracce del culto mitriaco; pochi se si considera che il numero ipotizzato di mitrei nella sola Roma era di ca. 150. Come hanno fatto tanti mitrei a sparire? Letteralmente cancellati, semplicemente distrutti, talvolta trasformati in chiese, la damnatio memoriae era un sistema sperimentato. Venne annullata anche la memoria calendariale del dio. Mitra era infatti venerato al solstizio d’inverno, periodo in cui i Romani si scambiavano doni augurali, per la festa del dio Saturno, che cadeva il 17 dicembre. Con il tempo questi festeggiamenti si protrassero per più giorni fino al 23 dicembre. Aureliano nella stessa data, introdusse poi una festa dedicata al dio Sole che ben presto venne assimilato a Mitra. Quando anche i cristiani si trovarono nella necessità di calendarizzare il giorno in cui festeggiare il loro Dio, di quel “sole” che era sorto “per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre”, si scelse il 25 dicembre. Sicuramente la data fu scelta per la vicinanza al solstizio d’inverno (vittoria della luce sulle tenebre), ma anche, probabilmente, in contrapposizione al culto pagano, la cui luce presto si affievolì e sparì dalla Storia.

Alla scoperta dei segreti perduti di Roma – Flavia Calisti

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