La Manifattura Tabacchi in Piazza Mastai

ottobre 02, 2021


Ogni luogo racconta una storia e piazza Mastai non fa eccezione: la piazza, la sua fontana e soprattutto il palazzo che la domina testimoniano una pagina della storia di Roma, una pagina scritta a metà dove interessi economici e politici si intrecciano con i bisogni dei cittadini in un progetto ambizioso e solo abbozzato. Tutto ebbe inizio per una coincidenza di necessità riguardanti Trastevere. Il rione aveva bisogno di una riqualificazione urbanistica, non solo in quanto la maggior parte degli abitanti viveva in misere e malsane casupole, ma anche perché gli edifici per la lavorazione del tabacco si trovavano in pessime condizioni e pertanto era più che mai urgente crearne di nuovi. Gli opifici si erano sempre trovati a Trastevere, per via della vicinanza con il porto fluviale di Riva Grande, dove arrivavano i carichi di tabacco provenienti da oltreoceano. 

foto Claudio Lugi
Alla metà dell’Ottocento, i tre edifici del rione, dove veniva lavorata la materia prima – ovvero la piccola fabbrica presso Santa Margherita dove si producevano i tabacchi da fiuto, il locale del San Michele, da cui uscivano i sigari forti e quello dell’Ospedale di Santa Maria dell’Orto, per i leggeri – versavano in pessime condizioni. Pertanto, nel 1859 Pio IX decise di affrontare, con una sola mossa, i due problemi di Trastevere, realizzando un unico, grande edificio per la lavorazione del tabacco, che implicasse anche una risistemazione dell’intero rione: la costruzione della Manifattura Pontificia dei Tabacchi sarebbe stata il cuore del nuovo quartiere, il Quartiere Mastai, dal nome della famiglia del pontefice.

In questo modo il papa avrebbe coniugato il business dei sigari, attività molto redditizia per il Vaticano, con un progetto di tipo assistenziale, in favore dei più poveri, andando incontro alle loro esigenze prima che sfociassero in proteste e dimostrando così anche l’impegno sociale dello Stato Pontificio. In un’area che fino a quel momento ospitava quasi esclusivamente orti, fece realizzare una piazza, piazza Mastai, con tanto di fontana al centro, che l’architetto Andrea Busiri Vici  progettò ispirandosi dichiaratamente alle cinquecentesche fontane di Giacomo della Porta. 


All’epoca la fontana, circondata da alcuni alberi, era protetta da una cancellata, come a voler avvisare i trasteverini: "guardare, ma non toccare", la fontana è un oggetto di decoro, che non vi venisse in mente di metterci a bagno i cocomeri. La piazza è dominata dall’imponente mole dell’edificio della Manifattura Tabacchi. Realizzato tra il 1860 e il 1863, dall’architetto Andrea Sarti, è un esempio estremo di stile neoclassico, con la facciata ornata al centro da otto semicolonne doriche, sovrastate da una trabeazione e un timpano triangolare. 


Tre le colonne ci sono tre stemmi: al centro quello di Pio IX, a sinistra quello della Camera Apostolica e a destra quello di monsignor Giuseppe Ferrari, che in quanto ministro delle Finanze, si occupò della direzione dei lavori. L’iscrizione latina sulla trabeazione non lascia dubbi sulla destinazione d’uso dello stabile: Officinam nicotianis foliis elaborandis, in parole povere: qui si arrotola tabacco. 


La fabbrica era concepita in modo funzionale: il tabacco veniva scaricato nel vicino porto di Ripa Grande e, attraverso un sistema di carrelli su binari, era depositato nei sotterranei della Manifattura, dove si lasciava ad essiccare, per poi lavorarlo in una sorta di catena di montaggio, dislocata nei diversi piani. In origine il palazzo era molto più lungo e comprendeva edifici laterali, in seguito abbattuti. Osservandolo, si nota che il portale è basso rispetto alla mole complessiva, dettaglio che sembra non sia sfuggito a Pio IX, che durante la visita alla fabbrica, il 4 ottobre 1869, non riuscì ad evitare una battuta sarcastica: “Adesso che sono entrato dalla finestra, fatemi vedere dov’è la porta”. 

Come il palazzo della Manifattura Tabacchi risulta sproporzionato, anche il progetto di trasformare Trastevere in un quartiere operaio non riuscì del tutto. Nelle intenzioni del pontefice, il Quartiere Mastai, avrebbe dovuto essere il primo di Roma che, guardando ai modelli europei, ospitasse case popolari ad affitto ridotto, destinate principalmente agli operai della fabbrica, una vera e propria “cittadella operaia”, una sorta di “utopia sociale” nella definizione dello storico dell’arte Marcello Fagiolo, che prevedeva anche l’apertura di negozi, lavatoi e scuole. L’ambizioso progetto “impreditorial-assistenzialista” ebbe vita breve perché, nel 1888, l’unità urbanistica del quartiere fu stravolta dalla costruzione del grande Viale Del Re, oggi viale Trastevere, che tagliò in due il rione distruggendo la maggior parte delle abitazioni e dei caseggiati popolari. La Manifattura resistette, almeno per qualche tempo: nello stabilimento lavoravano circa ottocento persone, la maggior parte donne, che a ritmi disumani e per salari ridicoli confezionavano sigari dalla mattina alla sera. Fu tra le mura dell’opificio pontificio che nacquero le prime rivendicazioni sociali, i primi sentori di coscienza di classe. Nel 1927 la Manifattura Tabacchi chiuse i battenti: della struttura originale rimase in piedi solo il pomposo corpo centrale, che divenne la sede del Monopolio di Stato, mentre gli edifici laterali vennero abbattuti per fare posto a nuove strutture. La fabbrica fu spostata nel nuovo quartiere operaio di Roma: la Garbatella. Fu così che naufragò il progetto di riqualificare Trastevere, con il business del fumo. Di quell’idea, a metà tra assistenzialismo e controllo sociale, (accontentando i trasteverini si pensava di tenerli buoni) imprenditoria e progresso, (il papa doveva dimostrare che lo Stato Pontificio era all’avanguardia come gli altri paesi europei) restano una piazza, una fontana e il massiccio palazzo della Manifattura Tabacchi.





(Giulia Fiore Coltellacci – I luoghi e le storie più strane di Roma)


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