La Manifattura Tabacchi in Piazza Mastai
ottobre 02, 2021Ogni luogo racconta una storia e
piazza Mastai non fa eccezione: la piazza, la sua fontana e soprattutto il
palazzo che la domina testimoniano una pagina della storia di Roma, una pagina
scritta a metà dove interessi economici e politici si intrecciano con i bisogni
dei cittadini in un progetto ambizioso e solo abbozzato. Tutto ebbe inizio per
una coincidenza di necessità riguardanti Trastevere. Il rione aveva bisogno di
una riqualificazione urbanistica, non solo in quanto la maggior parte degli
abitanti viveva in misere e malsane casupole, ma anche perché gli edifici per
la lavorazione del tabacco si trovavano in pessime condizioni e pertanto era
più che mai urgente crearne di nuovi. Gli opifici si erano sempre trovati a
Trastevere, per via della vicinanza con il porto fluviale di Riva Grande, dove
arrivavano i carichi di tabacco provenienti da oltreoceano.
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foto Claudio Lugi |
In questo modo il papa avrebbe coniugato il business dei sigari, attività molto
redditizia per il Vaticano, con un progetto di tipo assistenziale, in favore dei
più poveri, andando incontro alle loro esigenze prima che sfociassero in
proteste e dimostrando così anche l’impegno sociale dello Stato Pontificio. In
un’area che fino a quel momento ospitava quasi esclusivamente orti, fece
realizzare una piazza, piazza Mastai, con tanto di fontana al centro, che
l’architetto Andrea Busiri Vici progettò ispirandosi dichiaratamente alle
cinquecentesche fontane di Giacomo della Porta.
All’epoca la fontana,
circondata da alcuni alberi, era protetta da una cancellata, come a voler
avvisare i trasteverini: "guardare, ma non toccare", la fontana è un oggetto di
decoro, che non vi venisse in mente di metterci a bagno i cocomeri. La piazza è
dominata dall’imponente mole dell’edificio della Manifattura Tabacchi.
Realizzato tra il 1860 e il 1863, dall’architetto Andrea Sarti, è un esempio
estremo di stile neoclassico, con la facciata ornata al centro da otto
semicolonne doriche, sovrastate da una trabeazione e un timpano triangolare.
Tre le colonne ci sono tre stemmi: al centro quello di Pio IX, a sinistra
quello della Camera Apostolica e a destra quello di monsignor Giuseppe Ferrari, che in quanto ministro delle Finanze, si occupò della direzione dei lavori.
L’iscrizione latina sulla trabeazione non lascia dubbi sulla destinazione d’uso
dello stabile: Officinam nicotianis foliis elaborandis, in parole povere: qui
si arrotola tabacco.
La fabbrica era concepita in modo funzionale: il tabacco
veniva scaricato nel vicino porto di Ripa Grande e, attraverso un sistema di
carrelli su binari, era depositato nei sotterranei della Manifattura, dove si
lasciava ad essiccare, per poi lavorarlo in una sorta di catena di montaggio, dislocata nei diversi piani. In origine il palazzo era molto più lungo e
comprendeva edifici laterali, in seguito abbattuti. Osservandolo, si nota che il
portale è basso rispetto alla mole complessiva, dettaglio che sembra non sia
sfuggito a Pio IX, che durante la visita alla fabbrica, il 4 ottobre 1869, non
riuscì ad evitare una battuta sarcastica: “Adesso che sono entrato dalla
finestra, fatemi vedere dov’è la porta”.
Come il palazzo della Manifattura
Tabacchi risulta sproporzionato, anche il progetto di trasformare Trastevere in
un quartiere operaio non riuscì del tutto. Nelle intenzioni del pontefice, il
Quartiere Mastai, avrebbe dovuto essere il primo di Roma che, guardando ai
modelli europei, ospitasse case popolari ad affitto ridotto, destinate
principalmente agli operai della fabbrica, una vera e propria “cittadella
operaia”, una sorta di “utopia sociale” nella definizione dello storico
dell’arte Marcello Fagiolo, che prevedeva anche l’apertura di negozi, lavatoi e
scuole. L’ambizioso progetto “impreditorial-assistenzialista” ebbe vita breve
perché, nel 1888, l’unità urbanistica del quartiere fu stravolta dalla
costruzione del grande Viale Del Re, oggi viale Trastevere, che tagliò in due
il rione distruggendo la maggior parte delle abitazioni e dei caseggiati
popolari. La Manifattura resistette, almeno per qualche tempo: nello
stabilimento lavoravano circa ottocento persone, la maggior parte donne, che a
ritmi disumani e per salari ridicoli confezionavano sigari dalla mattina alla
sera. Fu tra le mura dell’opificio pontificio che nacquero le prime
rivendicazioni sociali, i primi sentori di coscienza di classe. Nel 1927 la
Manifattura Tabacchi chiuse i battenti: della struttura originale rimase in
piedi solo il pomposo corpo centrale, che divenne la sede del Monopolio di
Stato, mentre gli edifici laterali vennero abbattuti per fare posto a nuove
strutture. La fabbrica fu spostata nel nuovo quartiere operaio di Roma: la
Garbatella. Fu così che naufragò il progetto di riqualificare Trastevere, con il
business del fumo. Di quell’idea, a metà tra assistenzialismo e controllo
sociale, (accontentando i trasteverini si pensava di tenerli buoni)
imprenditoria e progresso, (il papa doveva dimostrare che lo Stato Pontificio
era all’avanguardia come gli altri paesi europei) restano una piazza, una
fontana e il massiccio palazzo della Manifattura Tabacchi.
(Giulia Fiore Coltellacci – I luoghi
e le storie più strane di Roma)
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