Il monumento a Giuseppe Gioacchino Belli
febbraio 28, 2022Con satira graffiante ed ironia spietata
e amarissima, resa più appuntita dal romanesco, il poeta ha raccontato la Roma
del suo tempo, la miseria del popolo e le miserie dei potenti, arrivando a
scolpire un monumento alla città, anzi “un monumento alla plebe di Roma”, come
scrisse lui stesso, (andate a leggere la sua biografia qui). Un monumento, con una sottoscrizione pubblica, venne eretto
in suo onore, nel 1913, all’entrata di Trastevere, nella piazza a lui dedicata.
Un punto un po’ infelice, a dire il vero, dove difficilmente ci si ferma, anche
se alle sue spalle è sistemato un piccolo giardinetto con alcune panchine in
marmo. Realizzato da Michele Tripisciano, il monumento è particolare per una
serie di dettagli: primo fra tutti la rappresentazione del poeta, raffigurato a
capo chino, con lo sguardo torvo e il volto quasi coperto dalla tuba.
Quest’aria
cupa e corrucciata coglie in pieno il carattere contraddittorio e misterioso
del poeta, la cui sagace ironia e irriverenza nascondevano in realtà uno
spirito tetro, misantropo e ipocondriaco. Il secondo elemento curioso dovrete
cercarlo sul retro del monumento, dove è raffigurato un capannello di popolani
che, radunato intorno alla statua di Pasquino, è intento a leggerne i versi
satirici.
Pungenti osservatori e puntuali fustigatori, Belli e Pasquino
effettivamente parlavano la stessa lingua. Decisamente bizzarra è, invece, la
scelta di riprodurre l’erma con i quattro volti che compare nel vicino ponte
Quattro Capi, anche noto come ponte Fabricio.
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate
indimenticabili da vivere a Roma)
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