Le impronte delle ginocchia di San Pietro

marzo 28, 2022

In uno dei più grandi edifici sacri dell’antichità, iniziato da Adriano nel 121 d.C. e terminato sotto Antonino Pio intorno al 140 d.C., troviamo una delle chiese più belle e scenografiche di tutta Roma: Santa Francesca Romana. L’edificio sacro in questione era il Tempio di Venere e Roma, caratterizzato da due celle orientate in senso opposto: una dedicata a Venere, rivolta verso il Colosseo, di cui rimane solo l’abside, l’altra, dedicata a Roma. Già nell’VIII secolo la seconda cella fu occupata da un oratorio dedicato ai santi Pietro e Paolo, divenendo, in seguito, la chiesa di Santa Maria Nova, per distinguerla da Santa Maria Antiqua, già presente nel Foro, ma crollata a seguito di un terremoto, e infine, nel XV secolo, Santa Francesca Romana, dopo la sepoltura della santa al suo interno.


La basilica è davvero splendida ed è una delle più richieste per matrimoni e cerimonie religiose, per questo è preferibile visitarla durante un giorno feriale, se si vuole essere sicuri di trovarla libera e visitarla attentamente. L’interno è ad un’unica navata con cappelle laterali e soffitto di gusto settecentesco.


Sull’altare maggiore vi è una preziosa “Madonna con Bambino” del XII secolo e spettacolare è il mosaico del 1100 che raffigura anch’esso la “Vergine in trono con il Bambino”. Nel 1649 il Bernini collocò nella chiesa una statua di bronzo dorato della santa, che scomparve, però, durante l’occupazione napoleonica: la statua che vediamo oggi è una copia realizzata da Giosuè Mieli.


La chiesa nel corso dei secoli è stata sottoposta a numerosi interventi di restauro e nel XVII secolo fu trasformata in chiesa barocca, perdendo completamente il suo aspetto medioevale. Una preziosissima icona risalente al V o VI secolo, la “Vergine Glykophilousa” venne alla luce durante un restauro del 1949. Nella cripta è custodita la tomba di Santa Francesca Romana, sistemata nel 1868 da Andrea Busiri Vici, con un medaglione marmoreo di scuola berniniana.


In questa chiesa si conserva una reliquia davvero curiosa, legata all’apostolo Pietro, la cui presenza nella zona del Foro è testimoniata anche dal vicino Carcere Mamertino dove, secondo la tradizione, Pietro con altri cristiani, fu rinchiuso dopo l’incendio del 64 d.C. Se saliamo le scale ai lati della cripta, sulla parete destra, vediamo due pietre, protette da una grata, sulle quale vi sono due cavità, che i segni dell’”adorazione” di migliaia di bocche e mani che le hanno baciate e toccate nel corso dei secoli, hanno reso scure e levigate.


Su una targa apposta al di sopra delle grate si legge: “IN QUESTE POSE LE GINOCHIA S. PIETRO QUANDO I DEMONII PORT(ARONO) SIMON MAGO PER ARIA”. La leggenda racconta che proprio in questa zona avvenne il confronto tra San Pietro e Simon Mago, il quale, seppur convertito al cristianesimo, non aveva abbandonato del tutto le pratiche magiche, delle quali era un esperto. Peccando di superbia, volle dimostrare il suo potere divino, levandosi prodigiosamente in volo, mentre San Pietro si inginocchiò pregando il Signore di punire la superbia di Simon Mago, che infatti come d’incanto, cadde rovinosamente a terra. Le due pietre sul muro sarebbero quelle dove l’apostolo si sarebbe inginocchiato, raccogliendosi in preghiera.


In realtà, sulla figura di Simone e, soprattutto sulla sua presenza a Roma, vi sono più leggende che fondi certe. Infine, va ricordato che ogni 9 marzo, giorno della ricorrenza di Santa Francesca Romana, davanti alla chiesa si svolge la benedizione degli automobilisti, di cui “Ceccolella” (come è anche nota la popolare santa) è la patrona. Una moltitudine di automobili si riunisce proprio nel piazzale antistante il Colosseo per ricevere tale benedizione.

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(M. Silvia Di Battista - Roma curiosa vol. 3)
(Sabrina Ramacci – 1001 cose da vedere a Roma)
(Fabrizio Falconi – Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma)
(www.romasegreta.it)

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