Meo Patacca

dicembre 17, 2019


Bartolomeo Patacca è un protagonista dell’omonima opera in romanesco scritta nel XVII secolo da Giuseppe Berneri. Meo è un bullo di Trastevere, abile con il coltello, scontroso ma di animo buono. Incarna una figura piuttosto comune nella cultura popolare romanesca: un uomo sbruffone e insolente, però dal cuore tenero. Caratteristiche che ritroviamo, in qualche modo, nel Rugantino, nel Marchese del Grillo e in Pasquino. La storia ideata da Bernieri è curiosa e divertente. In sostanza, Meo Patacca decide di raccogliere i soldi e organizzare un plotone di popolani, con i quali mettersi in marcia alla volta di Vienna, per contrastare l’invasione dei Turchi. Lo stesso nome “patacca” deriva dal termine dialettale che indicava la misera paga di cinque Carlini, percepita dai soldati di basso rango. L’invasione è un fatto storico realmente avvenuto nel 1683, quando le truppe dell’impero ottomano assediarono la città sul Danubio. Appena il gruppo è partito da Roma, però, giunge la notizia che l’assedio è terminato e Meo decide di usare i fondi e le provviste raccolte per organizzare una grande festa. È questo lo scenario all'interno del quale prende vita il personaggio insieme agli altri protagonisti: Ninuccia, la sua amata e Marco Pepe, suo acerrimo rivale. Oltre a uno spaccato popolare, il poema è un eccezionale documento per capire le origini del dialetto di Roma. L’autore stesso si sofferma, nell'introduzione, a spiegare alcune caratteristiche di quella lingua, che definisce “del popolo”. A tratti, anzi, sembra quasi difenderla, ponendo l’accento sull'abitudine, tutta romanesca, di introdurre parole turpi nel discorso. Nell'Ottocento, l’opera ebbe un periodo di rinnovata popolarità. Fu prima stampata con una serie di cinquantadue illustrazioni di Bartolomeo Pinelli e poco dopo messa in scena, con grandissimo successo. Meo Patacca divenne, in questo modo, un personaggio distintivo di Roma, con tanto di maschera carnevalesca a lui intitolata,. Rappresentazioni teatrali e stornelli, da quasi quattro secoli, vengono tramandati di generazione in generazione, fornendo linfa sempre nuova a una tradizione popolare tra le più radicate e tutt'oggi ancora riconoscibile.

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