Le Mura Aureliane: Porta Salaria

dicembre 17, 2020


Proseguendo il nostro cammino lungo il tracciato delle Mura Aureliane, arriviamo là dove avremmo dovuto trovare una delle principali porte difensive di Roma: porta Salaria. Questo tratto di Mura attorno a piazza Fiume ha vissuto vicende alquanto tormentate negli ultimi centocinquanta anni. Nello spazio di poche centinaia di metri, troviamo la breccia aperta dai bersaglieri per la presa di Roma e tre porte: Salaria, Pia e Nomentana. Seriamente danneggiate durante i bombardamenti delle truppe italiane, porta Pia e Porta Salaria sono state ambedue restaurate pochi anni più tardi. Porta Salaria era ad un solo fornice, tra due torri semicircolari e si trovava all’inizio di via Piave, che ricalca perfettamente il percorso della "via Salaria nova", l'antica "via del sale", che proveniva dalla "porta Collina" delle Mura Serviane, (pressappoco nell’odierno punto in cui incrocia via XX Settembre), e che, dopo essersi unita alla "via Salaria vetus", si dirigeva verso la Sabina.


Dopo la sua ricostruzione, nel 1873, è stata definitivamente demolita, nel 1921, per banali motivi di viabilità. Oggi ne rimane solo la sagoma disegnata sull’asfalto di piazza Fiume, come una tomba continuamente profanata dal traffico che, impietoso, le scorre sopra. Il “disastroso taglio” ha portato alla luce alcuni monumenti sepolcrali facenti parte del vasto Sepolcreto Salario, uno dei più vasti dell'immediato suburbio romano, come i diversi blocchi di travertino appartenuti al cosiddetto "Sepolcro di Cornelia". Adiacente a questo vi è un secondo monumento funerario databile alla fine del I secolo d.C. e dedicato al poeta adolescente Quinto Sulpicio Massimo, a cui è dedicato un intero articolo in questo blog.


Prima di proseguire il nostro percorso, alzate gli occhi verso la parte alta delle mura, subito ad est della porta Salaria: noterete una sporgenza semicilindrica nel muro, poggiata su due mensoloni di travertino. Non si tratta di una struttura difensiva, ma “necessaria”: il necessarium, ovvero una latrina per i soldati di guardia (i romani pensavano a tutto!). Delle tantissime latrine che un tempo ornavano l’intera cerchia delle Mura Aureliane, è quella giunta fino a noi in ottimo stato di conservazione nonostante, durante l’assedio di Roma del 1870, gli artiglieri piemontesi (o meglio Italiani), avevano preso questo povero cesso come bersaglio, per collimare il tiro dei loro cannoni. L’imperizia dei cannonieri, questa volta, ha fortunatamente salvato un pezzo di storia, forse minore, delle nostre Mura.


       


(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)
(romasegreta.it)

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