Nannarella

marzo 07, 2020

È così che i romani ricordano amichevolmente Anna Magnani, amatissima concittadina, donna del popolo che ha saputo rendere omaggio all'indole romanesca in molti dei film che ha interpretato. Nacque il 7 marzo del 1908 nei pressi di Porta Pia da Marina Magnani, ragazza madre che presto si trasferì in Egitto dopo essersi innamorata di un benestante austriaco. È un’infanzia dura quella che prepara Anna ad affrontare il futuro, con l’abbandono sempre nel cuore e una grande voglia di rivalsa nell'animo. Ingredienti che contribuirono al successo dell’attrice da un lato e alle sofferenze dell’essere dall'altro. Sotto le cure della nonna, alla quale rimarrà sempre legatissima, la Magnani espresse le sue doti artistiche in molti modi. S’iscrisse al conservatorio, suonò il pianoforte, cantò e ovviamente recitò. Queste sue doti esploderanno nel 1927 quando bussò letteralmente alla porta della scuola Eleonora Duse, che in seguito diverrà l’Accademia nazionale d’arte drammatica. Inizierà in questo modo a calcare le scene, dapprima quelle di piccoli teatri, poi importanti palcoscenici e il grande schermo. Sono proprio quei piccoli spettacoli da appena un’ora, in scena prima delle proiezioni di film, a consolidare il suo personaggio. È il genere interamente italiano noto come Avanspettacolo, banco di prova durissimo per gli attori, dove un pubblico, spesso irriverente, giungeva senza indugi a sfottò e insulti senza troppi complimenti. Anna Magnani era a suo agio, in mezzo al suo popolo festante o insolente, rispondeva a tono, rendendo l’intera prestazione una performance in sé. È su quei palcoscenici che la gente s’innamorò di Nannarella. La prima parte importante in un film la ebbe nel 1934 in "La cieca di Sorrento" di Nunzio Malasomma, ma sono gli anni bui della guerra e dell’occupazione nazista di Roma a consacrare la Magnani come attrice simbolo del cinema neorealista. Pellicole in cui spesso interpreta una donna comune, sofferente per le durezze del periodo bellico. È il 1943 a segnare la prima parte da protagonista insieme ad Aldo Fabrizi nel film di Mario Bonnard "Campo de’ Fiori". I due interpretano magistralmente dei venditori del mercato: lei fruttivendola e lui pescivendolo che s’innamora perdutamente di lei.
Con Roberto Rossellini recita in "Roma città aperta", manifesto del neorealismo italiano e pellicola importantissima per comprendere come si viveva nell'Urbe sotto l’occupazione tedesca: le tristi storie di diversi personaggi, s’intrecciano con quella di Pina, popolana che viene uccisa a colpi di mitra davanti agli occhi del figlio mentre tenta di sottrarre il partigiano che ama da un rastrellamento tedesco, tuttora considerata una tra le massime scene del cinema italiano. La stessa Magnani dichiarò di essersi cosi immedesimata in quella parte da non riuscire a rivedere il film senza poi starci male.
Nel 1951 la ritroviamo nel film di Luchino Visconti "Bellissima", in particolare nella nota scena lungo il fiume dove un irriverente Walter Chiari tenta di conquistarla. Quel set cinematografico all’aria aperta e quell'atmosfera di tempi passati, si possono ancora oggi respirare presso il ristorante Al Biondo Tevere, sulla via Ostiense, dove parte di quelle scene sono state girate. Nel 1954 il cinema di Hollywood raggiunse Nannarella. Tennessee Williams scrisse per lei il film "La rosa tatuata" in cui recita al fianco di Burt Lancaster e con cui vinse il Golden Globe. 
Le scene d’oltreoceano la videro anche in "Selvaggio il vento" e "Pelle di serpente", al fianco di Marlon Brando. L’attesissima collaborazione con Pier Paolo Pasolini avvenne nel 1962 con "Mamma Roma", pellicola che però la Magnani non amò mai troppo, nonostante la parte, scritta proprio per lei: quella di una prostituta che si redime per il figlio. Passarono anni di successi teatrali e televisivi al fianco dei personaggi che hanno fatto la storia del cinema italiano. È del 1972 l’ultima apparizione sul grande schermo, nel film di Federico Fellini, "Roma": la Magnani interpretava una donna sofferente, che girava di notte tra i vicoli dell’Urbe, entrando in un portone e chiudendolo in faccia alla telecamera con una grande risata. Solo un anno più tardi, nel 1973, la vita chiuderà la porta a Nannarella, a soli 65 anni. 


(Claudio Colajacono - I love Roma)

You Might Also Like

0 commenti

POST POPOLARI