Ciceruacchio
agosto 10, 2021È la notte di San Lorenzo del
1849, siamo nel paesino veneto di Porto Tolle. Un uomo con i suoi due figli
viene catturato dalle truppe austriache e condannato a morte per fucilazione,
ma si esprime solo in romanesco e chiede al capo del plotone d’esecuzione di
risparmiare il figlioletto più piccolo, Lorenzo, di soli tredici anni. I tre
sono allineati davanti ai fucili spianati. Con un gesto di estrema crudeltà, il
capo plotone uccide per primo proprio il piccolo Lorenzo, davanti al fratello e
al padre. Subito dopo la raffica mortale, anche loro due cadono a terra e la
vita li abbandona. È il drammatico epilogo della vita di Angelo Brunetti e dei
suoi figli. Ma chi era costui? Era un carrettiere di Campo Marzio, uomo del
popolo mosso dall'ardore degli ideali di libertà, che scossero un’intera generazione
di giovani, durante l’entusiasmante ascesa e drammatica caduta della Repubblica
romana. Nato in via di Ripetta, presso il civico 248, come ci ricorda una lapide
posta dal Comune di Roma, la mamma lo chiamava Ciceruacchio per via dell’aspetto
paffuto, che lo caratterizzava e con quel nome lo conosceva tutto il rione.
Fin da giovanissimo, Angelo aveva riposto grande fiducia nel pontificato di Pio IX, speranzoso che quel papa si sarebbe mostrato aperto verso una politica più democratica. Purtroppo, le sue nobili speranze furono ben presto tradite. Ciceruacchio divenne uno dei più arditi agitatori di popolo, a capo dei numerosi tumulti e proteste tra i vicoli di Roma che caratterizzarono quel periodo storico. Agitazioni che velocemente infiammarono tutta la città, portarono alla cacciata del papa a Gaeta e alla proclamazione della Repubblica romana nel febbraio del 1849. Il motto “Dio e Popolo” campeggiava nel bel mezzo della bandiera tricolore. Monumenti viventi come Garibaldi, Manara, Mameli e lo stesso Ciceruacchio, difesero quegli ideali contro le truppe francesi, invocate dal papa per liberare la città, fino alla capitolazione della Repubblica romana e la restaurazione del pontificato di Pio IX appena sei mesi più tardi. Lungo il viale che dal piazzale del Gianicolo conduce a Porta San Pancrazio, si trova la statua di Ciceruacchio, un tempo collocata sul Lungotevere Arnaldo da Brescia. Opera di Ximenes e di recente restaurata, ritrae l’eroe proprio nel momento della fucilazione, lo sguardo fiero mentre tiene per mano il figlioletto Lorenzo qualche attimo prima di morire. Il personaggio viene consacrato alla memoria dei romani nel film di Luigi Magni, “Nel nome del popolo sovrano” in cui un giovane Nino Manfredi interpreta magistralmente la figura di Angelo Brunetti.
(Claudio Colaiacono - I love Roma)
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