Il murale di Rebibbia
gennaio 31, 2022A volte, per migliorare le aree
degradate delle periferie e renderle accoglienti e meritevoli di essere
visitate, basta poco. Un fenomeno consolidato, che diventa sempre più
importante con il passare degli anni, è senza dubbio quello della street art.
Molti edifici, anonimi e senza storia, nelle zone più disparate della città,
sono stati abbelliti da enormi murales, spesso delle proprie e vere opere d’arte,
tanto che vengono organizzate addirittura delle visite guidata alla loro
scoperta. I disegni hanno quasi sempre un significato, ma a volte questo non è
di immediata lettura, soprattutto se non si conosce la storia della zona nella
quale è realizzato. È il caso dell’enorme murale di Michele Rech, meglio noto come
Zerocalcare, fumettista fra i più amati, che tanto ci ha fatto ridere, con le
sue esilaranti scenette, in un triste periodo come è stato il lockdown del 2020.
Il murale in questione è quello che ci accoglie alla stazione della metro di
Rebibbia, quartiere dove l’artista è cresciuto e dove di solito ambienta i suoi
racconti. Realizzato nel 2014, in collaborazione con l’Atac e “Più libri più liberi”,
la Fiera nazionale della piccola e media editoria, raffigura un enorme mammuth che
porta sul suo dorso i principali personaggi che animano le storie del
fumettista.
Sullo sfondo sono disegnate le case popolari, sul fianco dell’animale
è scritto il numero 00156 che corrisponde al cap del quartiere. Per capire il significato
del mammuth bisogna sapere che in questa zona, negli anni Ottanta, fu rinvenuto
un deposito geologico del Pleistocene. Nel vicino museo di Casal de’ Pazzi (fra
l’altro gratuito) è possibile osservare un tratto dell’alveo di un antico fiume
che, una volta prosciugatosi e ricoperto nel tempo da ghiaia e sabbia ha conservato
resti ossei antichi. Tra questi resti anche una grande zanna di elefante
antico, motivo di grande orgoglio della comunità del luogo ed ecco spiegata la
scelta dell’animale, che fra l’altro Zerocalcare inserisce spesso nei suoi
fumetti quando parla di Rebibbia. Ma forse la cosa più bella di tutto il murale
sono le due scritte che lo accompagnano. La prima, in alto, descrive,
ironicamente, il quartiere definendolo “fettuccia di paradiso” e recita: “Welcome
to Rebibbia. Fettuccia di paradiso, stretta tra la Tiburtina e la Nomentana,
terra di mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi”. I “corpi reclusi”
a cui fa riferimento sono i carcerati rinchiusi nel famoso carcere romano che
qui si trova. La seconda scritta, in basso, ancor più ironica, un po' vandalizzata, un po' rovinata dal tempo, dice: “Qui ci manca tutto, non ci serve niente”.
Il murales è stato realizzato fra la sera del 2 e il giorno del 3 dicembre, non senza preoccupazione dell’artista stesso, non abituato ad opere di tali dimensioni, che ammette essere stata in assoluto la cosa più grossa su cui abbia mai lavorato!
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(M. Silvia Di Battista – Roma curiosa
vol. 3)
(M. Silvia Di Battista – Street art
a Roma)
(fumettologica.it)
(icoloridelcaribe.it)
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