La giornata della memoria

gennaio 27, 2021


Quando a Roma vennero a prendere gli ebrei, o meglio, i romani che vivevano nel Ghetto, era la mattina del 16 ottobre del 1943, un sabato, giorno di festa per la comunità ebraica. Erano le 5,15 della mattina, per essere sicuri che fossero ancora tutti a letto. Si svegliarono così, in quell’alba d’autunno 207 bambini, 689 donne, 363 uomini. Li radurano tutti davani al Portico d'Ottavia.


Gli fu consegnato un foglio con le telegrafiche istruzioni da seguire per il “trasferimento”. Ognuno doveva eseguire gli ordini in soli venti minuti, si dovevano portare con sé cibo sufficiente per almeno otto giorni e dei bicchieri, le tessere annonarie e la carta d’identità, anche i malati dovevano essere spostati (ma si rassicurava che un’infermiera li attendeva a destinazione!). Il punto più sconvolgente è il quinto, la rassicurante raccomandazione di chiudere casa e custodire con sé la chiave, blasfema promessa di un ritorno che per la maggior parte di loro non sarebbe mai arrivato. In questa lucida e terribile psicologia che cercava di dare sicurezze a coloro che si sapeva sarebbe stati trascinati verso una morte orribile, c’è tutto l’agghiacciante orrore dello sterminio di persone inermi. Il foglio dava tutte le indicazioni del caso: si aveva la concessione di poter portare in un piccolo bagaglio la propria biancheria e qualche effetto personale e, ovviamente, il denaro e i gioielli.


Non erano bastati i 50 chili d’oro che Kappler si era fatto consegnare come riscatto per l’incolumità della comunità alla fine di settembre. Il 26 settembre sembrava che i tedeschi non avessero né l’intenzione né la capacità di procedere al rastrellamento degli ebrei. Alla fine, si decise di cedere al ricatto e i membri della comunità, e non solo, iniziarono a raccogliere l’oro (anche con 300 grammi d’avanzo. Esso fu poi portato a Via Tasso, al quartiere generale della Gestapo.


Qui il capitano Schutz cercò anche di ottenere più del dovuto, ma alla fine si disse soddisfatto. Kappler però non era Brenno e, invece di Furio Camillo, a Roma giunse, a inizio ottobre, il capitano delle SS Theo Dannecker (che si era, tra l’altro, già reso responsabile della deportazione degli ebrei di Parigi), con ordini chiari da Berlino circa l’esecuzione dell’ordine di rastrellamento e deportazione. Arriviamo così a quella mattina del 16 ottobre. Dopo una prima reclusione a via della Lungara, si divisero gli ebrei dagli “altri”, e 1023 fra i “selezionati” furono chiusi in vagoni piombati e mandati lontano (anche un neonato dato alla luce la mattina del 17).


Partirono il 18 e giunsero, dopo 4 giorni stipati nei carri bestiame, in un luogo che li “accolse” con una terribile frase, capace di rendere orribili anche due valori irrinunciabili come il lavoro e la libertà: "Il lavoro rende liberi".


820 di loro vennero subito mandati nelle camere a gas. Da quel macabro cancello riusciranno, alla fine della guerra, in 16 (tra cui una sola donna: Settimia Spizzichino), tra quei 16 nessuno era un bambino.


Poco più di dieci anni fa, proprio all’inizio di ottobre, è morto a ottant’anni Leone Sabatello, aveva 16 anni quella mattina al Ghetto, partì sul convoglio n. 02 per Auschwitz: era l’ultimo testimone oculare di quel giorno.


Ora, al Portico d'Ottavia, a ricordo di quei drammatici momenti restano due lapidi che così recitano: “Il 16 ottobre 1943 qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei e duemilanovantuno cittadini romani vennero avviati a feroce morte nei campi di sterminio nazisti dove furono raggiunti da altri seimila italiani vittime dell’infame odio di razza. I pochi scampati alla strage i molti solidali invocano dagli uomini amore e pace invocano da Dio perdono e speranza. A cura del Comitato Nazionale per le celebrazioni del ventennale della Resistenza. 23 ottobre 1964” “E non cominciarono neppure a vivere” In ricordo dei neonati sterminati nei lager nazisti il Comune pose nella Giornata delle Memoria. Gennaio 2001.




(Flavia Calisti - La storia di Roma in 100 luoghi memorabili)
(Le foto sono tutte originali dal mio viaggio a Cracovia nel 2015.)

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