La chiesa "cornuta"

ottobre 25, 2021

C’è una chiesa antichissima dove i romani evitano di celebrare matrimoni per pura scaramanzia. Da piazza dei Caprettari fate due passi verso la vicina piazza Sant’Eustachio e capirete inequivocabilmente il perché. Davanti si aprirà la splendida facciata della chiesa di Sant’Eustachio, una chiesa molto singolare, se non altro l’unica a Roma ad avere sopra il timpano triangolare, una testa di cervo, con due grosse corna, sormontata da una croce.


Nella cultura popolare nostrana, il sacramento del matrimonio mal si associa alle corna, anche se in questo caso si tratta del ricordo di un antico miracolo di conversione. La tradizione racconta, infatti, che un generale dell’esercito romano, Placido, si trovava a caccia, quando vide brillare, tra le corna di un cervo, una croce. Ne rimase talmente colpito che depose le armi e si converti alla religione di Cristo, con il nome di Eustachio, e con lui anche la moglie e i figli. Rifiutandosi di offrire doni agli dèi pagani, sotto l’impero di Adriano, venne condannato a morte, con tutta la famiglia. Furono dati in pasto ai leoni, ma questi, anziché sbranarli, si piegarono davanti a loro. Furono allora messi all'interno di un toro di bronzo infuocato, dove trovarono immediatamente la morte, ma ne uscirono con i corpi intatti. La chiesa sorge sul luogo dove era la casa del centurione, che dopo la conversione, prese il nome di Eustachio.


A causa della distruzione dell’archivio, durante una piena del Tevere, poco si sa della chiesa, dalle origini al Cinquecento, di sicuro che è stata riedificata, sotto il pontificato di Celestino III, nel 1196, periodo a cui risale anche il campanile, unica testimonianza rimasta dell’epoca medioevale.


Altri restauri si resero necessari: un primo fu eseguito fra gli anni 1650 e 1703, da Cesare Corvara a cui successe Gian Battista Contini, che aggiunse le sei cappelle e il portico. Un secondo restauro venne effettuato negli anni 1724 e 1727 da Antonio Canevari e Nicolò Salvi, che ricostruirono l’abside e il transetto. Anche la facciata è particolare, a due ordini, con il superiore arretrato rispetto all'inferiore e in linea con il campanile, a sottolineare l’aggiunta successiva del portico, sormontato da un terrazzo. L’interno è a croce latina e a navata unica. Lateralmente aprono tre cappelle per parte, comunicanti tra loro. Sotto l’altare maggiore, in un sarcofago di porfido, sono custoditi i corpi di S. Eustachio, della moglie e dei suoi figli.


Avviandoci all'uscita, impossibile non ammirare l’organo settecentesco che occupa quasi l’intera controfacciata, bella anche la vetrata con la "Maddalena penitente", che lo sovrasta.


 

(Claudio Colajacomo – I love Roma)
(RomaSegreta.it)

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