Il Campidoglio

gennaio 18, 2021

Il Campidoglio è il più piccolo dei sette colli, ma quello che probabilmente ha avuto il ruolo più centrale nelle vicende dell’Urbe. Fulcro politico e religioso della Roma antica, è rimasto sempre, ancora oggi, il cuore della città e la sede del governo cittadino. Il colle è a forma di sella, con due cime distinte separate da un avvallamento, un tempo noto come Asylum, che corrisponde all’attuale piazza del Campidoglio. La sommità di sinistra, occupata dalla chiesa dell’Aracoeli, era l’Arx, una sorta di rocca fortificata dove sorgevano il tempio di Giunone Moneta e quello della Virtù. Sulla cima destra, invece, c’era il Capitolium, sede dell’autorità religiosa e sede del tempio di Giove capitolino, il più venerato a Roma.


Completamente rivestito di marmi preziosi, aveva il tetto e le porte in oro, ragion per cui questa parte del colle era detta Capitolium Fulgens. All’interno del tempio si officiavano le più importanti cerimonie religiose e aveva luogo la seduta inaugurale del Senato. Nel suo Giulio Cesare, Shakespeare si prende una bella licenza poetica, quando ambienta al Campidoglio la seduta del Senato durante la quale il divo Giulio viene assassinato. In realtà, il fattaccio non avvenne qui, ma nell’area sacra perché la sede del Foro era in restauro. Il colle oggi è isolato, ma in origine era collegato con il Quirinale. Almeno finché Traiano, per costruire il suo Foro, non fece sbancare la sella separando i due colli. La sommità della colonna Traiana indica proprio l’altezza del colle sventrato.


Prima di salire sul Campidoglio e scoprirne il volto rinascimentale, rimaniamo ancora nell’antica Roma girando intorno al colle. Prendiamo via del Teatro di Marcello e svoltiamo a sinistra per vico Jugario dove si vedono resti di costruzioni e abitazioni romane. Alzando la sguardo verso il colle è possibile notare alcune rocce nude: si tratta, presumibilmente, della famosa Rupe Tarpea, dalla quale, all’inizio della Repubblica, venivano fatti precipitare i traditori. Secondo la leggenda riportata da Tito Livio, deve il nome alla figlia del custode della fortezza, Tarpeo, la quale per amore o per avidità, aprì le porte della fortezza agli acerrimi nemici dei romani. Ma come segno di “gratitudine”, fu schiacciata dagli scudi dei Sabini e scaraventata giù dalla rupe.


Proseguendo, poco prima di arrivare al Foro Romano, c’è una lunga stradina che sale fino al Campidoglio: si tratta del clivius capitolinus, che un tempo rappresentava l’unica via d’accesso al colle. Ora, invece, tornando ai piedi del Campidoglio, abbiamo la possibilità di scegliere fra ben tre strade, per accedere al colle. Sulla sinistra la ripidissima e lunga scalinata che porta alla chiesa di Santa Maria in Aracoeli, sulla quale incombe minaccioso il Vittoriano, sulla destra la sinuosa rampa di via delle Tre Pile, che sbocca sotto palazzo Caffarelli e al centro la Cordonata di Michelangelo e, visto che in
medio stat virtus, scegliamo proprio quest’ultima soluzione.


Salendo, mentre lentamente la meravigliosa piazza si apre alla nostra vista, scopriamo altre tappe della storia del Campidoglio.


Circa a metà della Cordonata, sulla sinistra si trova il piccolo monumento dedicato a Cola di Rienzo, singolare figura di popolano che arrivò a trattare alla pari con pontefici e sovrani e che qui fu elettro tribuno del popolo alla metà del Trecento, salvo poi essere ucciso, sempre qui, dallo stesso popolo nel 1354.


Poco più su, si trova la gabbia nella quale era rinchiusa una lupa, simbolo della città. Finalmente, arriviamo sulla piazza, gioiello di armoniose proporzioni opera del genio di Michelangelo. Fu Paolo III a commissionargli, intorno agli Trenta del Cinquecento, la risistemazione del vecchio colle e il risultato è uno dei più significativi interventi compiuti nella storia urbanistica dell’Urbe. Quella disegnata da Michelangelo è tra i primi e più riusciti esempi di piazza moderna a Roma che, in continuità con il passato, ruota intorno alla meravigliosa statua equestre di Marco Aurelio, posizionata al centro di un’enorme ellisse, il cui originale è conservato nei vicini Musei Capitolini.


Formata da una stella a dodici punte, l’ellisse ha la funzione di unire il palazzo Senatorio, il palazzo dei Conservatori e il palazzo Nuovo, che incorniciano la piazza senza chiuderla, in un movimento rotatorio armonico e coinvolgente.


Il progetto, compresa la sistemazione dei tre palazzi, è tutto di Michelangelo e, sebbene la realizzazione sia stata lunga, laboriosa e opera di altri, poco è stato modificato del disegno originario. Con questo collegamento, la cui ragione principale era certo di carattere funzionale, Michelangelo spostò di fatto la “direzione” del Campidoglio dai Fori verso la città: ecco che, con questo sistema assiale, il centro di Roma antica si è spostato verso la Roma moderna, non più le rovine dei Fori, ma le cupole della città dei papi.


Il palazzo Senatorio, infatti, sorge sull’antico Tabularium, il palazzo destinato a custodire l’archivio di Stato dell’antica Roma.


La facciata del palazzo Senatorio, dominato da una poderosa torre campanaria con tanto di orologio, è opera di Giacomo della Porta e Girolamo Rainaldi, ma la doppia scala centrale, che ne è la parte più bella, è sempre del Buonarroti.


Sotto lo scalone c’è una statua della Dea Roma affiancata da due colossi che rappresentano le divinità fluviali del Nilo e del Tevere. In un
continuum con il passato, qui hanno sede gli uffici del sindaco, destinazione che rende il Senatorio il più antico palazzo municipale al mondo. 

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(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)

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