Le Terme Neroniane

gennaio 12, 2021

  

In una stradina laterale al Pantheon che prende il nome dalla vicina Chiesa di Sant’Eustachio, si possono ammirare i resti delle Terme Neroniane o Alessandrine. Costruite da Nerone nel Campo Marzio nel 62d.C. e ricostruite poi da Alessandro Severo nel 227, occupavano la zona che comprende Piazza della Rotonda e Corso Rinascimento, Via del Pozzo delle Cornacchie, via di San Giovanna d’Arco e la Salita dei Crescenzi, e lo possiamo sapere grazie ad alcuni disegni del Rinascimento, soprattutto del Palladio e di Antonio da Sangallo. Costituiscono l’esempio più antico di “Grandi terme”, quelle cioè organizzate secondo la disposizione simmetrica delle aule minori rispetto al corpo centrale, costituito da tepidarium, caldarium e frigidarium. Rimane, però, il dubbio se sia stato Nerone il primo imperatore a concepire le terme a pianta quadrata o, invece, se siano state così ricostruite da Alessandro Severo.

Sorte poco dopo le “Terme di Agrippa”, in un primo momento ne condivisero l’approvvigionamento idrico con l’acquedotto Vergine. Quando poi vennero restaurate, furono rifornite con l’Acquedotto Alessandrino. Secondo la testimonianza di Sidonio Apollinare, le terme erano ancora in uso nel V secolo. Di tutto questo complesso oggi non rimane un granchè: le due colonne della foto di copertina, tornate alla luce negli anni Trenta del secolo scorso e sistemate, come abbiamo detto, in via di Sant’Eustachio, sulla parete laterale della chiesa dedicata al Santo che dà il nome alla via: avete presente quella parete molto caratteristica totalmente ricoperta di edera? Ecco, proprio lì accanto. Altre due colonne, invece, sono state utilizzate nel 1666 nel pronao del Pantheon, per sostituirne due mancanti.


Un’altra colonna venne trovata nel 1875 sotto la Salita de’ Crescenzi e, una decina di anni dopo, sistemata davanti alla Breccia di Porta Pia, con in cima la statua della Vittoria alata.


Sotto palazzo Madama vennero alla luce i resti di un’ampia vasca in granito egizio di Assuan, sistemata a fontana nello slargo che da piazza Sant’Eustachio porta verso via degli Staderari,


e, a mio avviso, i resti più interessanti e affascinanti sono quelli che possiamo vedere, entrando nel cortile di Palazzo Mazzetti di Pietralata, in piazza Rondanini, dove i resti delle terme costituiscono la facciata interna del palazzo stesso, come possiamo leggere nella targa apposta sulla parete.


Pur se di dimensioni “modeste” (190x120) l’impatto scenografico doveva essere imponente e i romani vi si potevano rigenerare, circondati da ogni comfort.

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(Sabrina Ramacci – 1001 cose da vedere a Roma)
(romasegreta.it)
(Wikipedia.it)

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