La Porta più antica di Roma (e quella più moderna)

ottobre 23, 2021

Quante porte ha avuto la Città Eterna, durante la sua storia, è un mistero che appassiona gli studiosi di archeologia romana. La difficoltà a censirle tutte è dovuta al fatto che le difese, con cui si cinse l’Urbe, si sono evolute e hanno cambiato più volte tracciato nei secoli. Contando tutti i periodi storici, arriviamo a calcolare oltre cinquanta porte. Le più famose e visibili sono quelle della cinta muraria, che Aureliano fece costruire nel 275 d.C., quasi tutte sopravvissute fino ai giorni nostri. Alcune sono state ricostruite e ribattezzate in epoca recente, come Porta San Pancrazio o Porta del Popolo (in origine, Porta Aurelia e Porta Flaminia);


altre, sono state aperte per motivi di viabilità recente, ad esempio Porta Pia;


altre sono state chiuse per lasciare posto a porte più nuove come Porta Asinaria;


altre ancora sono scomparse o sono state chiuse definitivamente, ad esempio Porta Salaria e Porta Nomentana. Le più antiche sono quelle che si aprivano lungo il tracciato della cosiddetta Roma quadrata, quella che, secondo la tradizione, tracciò Romolo con l’aratro, ovvero i confini del primo agglomerato urbano dell’Urbe. Si trattava di tre aperture: la porta Mugonia, la porta Romana e la porta Januaria. Nessun resto è sopravvissuto e, per questo motivo, non sappiamo con precisione dove si trovavano. Per complicare ancora di più il rebus, diverse fonti antiche parlano di altre aperture, come la Scalae Caci, la Porta Ferentina e la Porta Trigonia, anche se si pensa si tratti solo di nomi alternativi o di varchi secondari. Tra questo proliferare di porte, aperture e posterule, una sola detiene il primato di porta più antica della città giunta fino a noi. Si tratta di Porta Celimontana, risalente al IV secolo a.C. e oggi in buono stato di conservazione.


La possiamo ammirare all’inizio di via San Paolo della Croce, sul colle Celio, conosciuta anche come Arco di Dolabella, per via di un’iscrizione, appena visibile, che riporta i nomi dei consoli Sillano e Dolabella, curatori di un restauro risalente al 10 d.C. La porta è sopravvissuta ai millenni grazie all’aiuto inconsapevole di Nerone, che la fece inglobare all’interno di una diramazione dell’acquedotto Claudio, costruita per portare acqua alla sua Domus Aurea. I resti sono ben visibili lungo via di Santo Stefano Rotondo. Esiste un’altra porta, coeva della Celimontana, ma completamente trasformata nell’odierno arco di Gallieno in via di San Vito.


Vi consiglio di fare visita alla porta più antica di Roma affrontando una breve passeggiata lungo la salita di San Gregorio.


Il percorso in pendenza rallenterà naturalmente il passo, aiutando la concentrazione: qui niente traffico, solo antica mura e la vegetazione ricchissima che vi trasporteranno in un luogo senza tempo.


Giungerete alla Porta Celimontana da dentro le mura come antichi romani in partenza verso una destinazione meridionale.


Concludiamo citando la porta più moderna della citta: è Porta San Pancrazio, costruita da Pio IX nel 1854 dopo che fu distrutta, nel 1849, dai bombardamenti francesi, durante le fasi finali della Repubblica romana e la conseguente presa dell’Urbe.



(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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