Street Art a Tor Marancia

aprile 10, 2020


Se volete emozionarvi davanti al bellissimo quadro realizzato da Vincent Van Gogh per il fratello Theo e la cognata, in occasione della nascita del piccolo Vincent Willem, ovvero Ramo di mandorlo fiorito, (1890) dovete recarvi al Van Gogh Museum di Amsterdam, oppure, se preferite, al museo condominiale di Tor Marancia.


Se volete sapere cosa sia un museo condominiale, dovete recarvi presso quello che anticamente fu il fondo di un liberto romano di nome Amaranthus, trasformato negli anni Trenta nel girone infernale degli sfollati del centro storico, interessato, in quel periodo, dal mastodontico restyling fascista. Qui sorsero case che sembravano tratte dalla canzoncina di Sergio Endrigo, quella della “casa molto carina, senza soffitto, senza cucina”, casupole davvero senza pavimento (erano in terra battuta), né la cucina e né tanto meno i bagni, che erano in comune, spesso all'aperto. Una situazione di degrado, aggravata dal vicino fosso di Tor Carbone che, con le piogge, tendeva a esondare, impantanando tutto e trasformando l’area in una triste Shanghai. De Gasperi decretò che la zona venisse risanata alla fine degli anni Quaranta, quando sorsero i caseggiati attuali. Proprio presso il lotto n.1 delle case ATER in via di Tor Marancia 63, si trova un museo molto particolare, un museo in cui vivono circa 500 famiglie.


Nel 2015, 999Contemporary ha infatti promosso Big City Life, un progetto partecipato di riqualificazione urbana che, grazie alla collaborazione di 22 artisti, provenienti da 10 diversi paesi, ha trasformato le sbiadite facciate delle case popolari, in altrettante tele (per un totale di circa 2.500 mq.) di grandi capolavori di street art. Poco più di due mesi di lavoro hanno riscattato decenni di marginalizzazione, creando non solo opere belle da vedere, ma capaci di dare un senso a una delle più belle frasi di Dostoevskij: “ La bellezza salverà il mondo”. Sì perché la messa in opera di un tale progetto ha il merito di aver coinvolto i cittadini, le scuole, le istituzioni. Attraverso parole chiave quali: partecipazione, formazione, socializzazione, riqualificazione, fino alla magnifica “city beautification” l’intero quartiere è stato coinvolto nella realizzazione dell’opera e, una volta terminata, nella sua valorizzazione e tutela.


Non solo, in un’area assolutamente priva di spazi di aggregazione, i murales hanno creato nuove occasioni di socializzazione e incontro. Oggi a Tor Marancia si vedono gruppi di turisti, famigliole in gita domenicale, fotografi in cerca di scatti di colore e semplici condomini, che passeggiano sotto i benevoli occhi di Nostra Signora di Shangai


(opera di mr. Klevra, che riprende l’epiteto dispregiativo dato un tempo a questa borgata, spesso sommersa da monsonica incuria), che magari si incantano, pensierosi, nel cercare di capire dove sia rivolto lo sguardo de Il bambino redentore di Seth (poetico ricordo dl piccolo Luca),


o che si chiedono se mai riusciranno ad andare ad Amsterdam, per vedere dal vivo il bel ciliegio di Van Gogh, o magari anche solo una domenica alla Cappella Sistina, per ritrovare il michelangiolesco sfiorarsi di dita tra Creatore e creatura, celebrato da Jerico con il suo Distanza uomo natura. Questo esemplare progetto di beautification è stato selezionato per essere ospitato al Padiglione Italia, alla 15^ Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.




(Flavia Calisti - La storia di Roma in 100 luoghi memorabili)

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