Romeo Ottaviani nasce a Roma nel 1877, a piazza del Catalone, rione Borgo, ma con la famiglia si trasferisce quasi subito a Trastevere, in Piazza de’ Renzi. Figlio di un vetturino marchigiano, Nicola e di Adele, abbruzzese. Era soprannominato “er Tinea”, espressione che significa “del sangue di Enea”, che veniva molto spesso utilizzata per sottolineare la profonda romanità di qualcuno. Abituato a vivere in mezzo a “storie di lame e di coltelli”, ben presto divenne uno dei tanti “bulli” di Trastevere. Il bullo era un personaggio strafottente e presuntuoso, di natura “fumantina”, ma anche disinteressato, protettore delle persone più deboli, uomo di parola. Non si consideravano dei malviventi, ma piuttosto una sorta di “piccoli eroi”. Romeo era di corporatura molto robusta ed era ammirato ed amato soprattutto per il coraggio con il quale difendeva i più deboli. Si racconta che anche il delegato alla pubblica sicurezza, Francesco Ripardelli, gli fosse molto affezionato e per tenerlo fuori dai guai, lo avesse fatto entrare, come fattorino, alle Poste di piazza San Silvestro. Proprio una sera tornando a casa, dopo il suo turno di lavoro, mentre camminava in via Frattina, si trovò ad assistere alla scena di uno che stava pestando a sangue una ragazza. Er Tinea si intromise subito per allontanarlo, ma l’altro tirò fuori il coltello. Romeo non si scompose e gli tirò due “pizzoni” in faccia che lo fecero volare e lo esortò a non farsi mai più vedere in giro. La notizia fece scalpore quando si venne a sapere che la persona malmenata era un certo “Malandrione”, capo protettore delle prostitute romane e la ragazza che stava picchiando era una di loro. Questo episodio venne raccontato persino dalla stampa, che iniziò a seguire le sue “imprese”, facendolo diventare famoso e legittimandolo come il capo dei bulli di Roma: “Er Più”, protettore dei più deboli contro i prepotenti. La sua casa si trasformò in una specie di “ufficio reclami” dove le persone che avevano subito qualche sopruso o prepotenza andavano per chiedere soddisfazione. “Er Tinea” riusciva sempre, con le buone o con le cattive, a risolvere le questioni. Assalito alle spalle da un certo Bastiano detto “er Sartoretto”, mentre passeggiava in via del Moro con la moglie e il figlio, morì, a soli 33 anni, la sera del 6 aprile 1910.
Nel muro esterno della Chiesa di
S. Salvatore alle Coppelle (via delle Coppelle) si può ancora oggi notare una
"lastra marmorea a guisa di buca da lettere" nella quale albergatori,
osti e locandieri dovevano depositare denunce di malattie dei loro clienti. Le
comunicazioni venivano poi inviate "per competenza"
all'Arciconfraternita del SS. Sacramento della Divina Perseveranza, fondata
l'11 agosto 1663 con il preciso scopo di "visitare gli infermi nelle
camere locande, nelle osterie e negli alberghi, ove sogliono capitar forestieri
di ogni nazione, per dare ad essi tutti gli aiuti necessari tanto rispetto al
corpo che all'anima, e per prendere cura delle robbe loro in caso che fossero
passati a miglior vita". Quella specie di antica cassetta postale vi fu
posta in occasione del Giubileo del 1750, proprio in previsione di una maggiore
affluenza di forestieri, e vi si legge:
ANNO IVBILEI MDCCL
QVI DEVONO METTERE I VIGLIETTI
TUTTI GLI OSTI ALBERGATORI
LOCANDIERI ED ALTRI PER DARE
NOTIZIE DE' FORESTIERI CHE SI
INFERMANO NELLE LORO CASE
ALLA VENERAB. CONFRAT, DELLA
DIVINA PERSEVERANZA CON
AVTORITA' APOSTOLICA ERETTA
A TENORE DELL'VLTIMO EDITTO
DELL'E.MO VICARIO EMANATO IL
DI' XVII DECEMBRE MDCCXLIX
Pene assai severe venivano
inflitte a coloro che non avessero tempestivamente rispettato le disposizioni.
(Willy Pocino - Le curiosità di Roma)
(I luoghi e le storie più strane di Roma - Giulia Fiore Coltellacci)
Oggi molti romani si sono imborghesiti e prendono sempre le bottiglie al ristorante, quasi nessuno prende più quello che a Roma per secoli ha rappresentato la bevanda più richiesta in qualunque trattoria o osteria: il vino della casa. Ebbene si, perché ormai si chiede uno “Shiraz Casal del Giglio” al ristorante o una “Ribolla Gialla”, ma il romano è sempre stato abituato a prendere il vino nostro, il vino bono, fresco, novello. Il vino della casa. Ormai purtroppo molti ristoranti non lo propongono neanche, anche se in realtà ce l’hanno, perché naturalmente il guadagno è inferiore.Il vino della casa a Roma è invece da sempre una tradizione, intrecciata con la storia delle osterie e addirittura con il succedersi dei papi. I papi erano interessati in quanto le tasse sul vino procuravano parecchie entrate. Le regole vennero fatte in modo che l’oste fosse onesto e il bevitore soddisfatto. Inoltre per regolare l’uso eccessivo di vino da parte dello scalmanato popolo romano che dopo i banchetti per motivi banali spesso faceva esplodere risse con morti e feriti (più o meno come oggi).Gli osti in quel periodo, a metà del 1500, usavano spesso in modo fraudolento il recipiente, non versandolo fino alla misura giusta. Le misure comuni per versare il vino nelle osterie erano il congio, il mezzo congio, il boccale, il mezzo boccale o foglietta; nel 1580 fu aggiunta la mezza foglietta da Gregorio XIII, nella speranza che l’uso del vino da parte dei romani divenisse più contenuto.Questi erano tutti recipienti di terraglia o metallo, in modo che gli osti potessero “raggirare” i clienti con la cosiddetta “sfogliettatura”, cioè la non completa riempitura del boccale. Per evitare questo malcostume il papa Sisto V Peretti, un francescano di ferro, decise di porre fine ai contenitori nei quali il vino non fosse visibile, e fece fabbricare contenitori in vetro all'ebreo Meier Maggino di Gabriello, di modo tale che si potesse controllare l’esatta taratura del vino che l’oste gli serviva.Nel 1588 il pontefice diede ordine, a mezzo di un bando pubblicato, che obbligava gli osti ad utilizzare le nuove misure in vetro. Nascono così le tipiche misure delle osterie romane, che esistono ancora oggi nelle sempre più rare mescite della città.
2 litri = er barzillai (dall'onorevole Barzillai che durante le campagne elettorali offriva vino in tali recipienti)
1 litro = tubo o tubbo
1/2 litro = foglietta o fojetta
1/4 litro = quartino o mezza fojetta
1/5 litro = er chierichetto
1/10 litro = sospiro, o sottovoce (era cosi chiamato perchè richiesto a bassa voce, perchè piccolo e ci si vergognava di non avere maggior denaro)