La Sinagoga o Tempio Maggiore

gennaio 26, 2022

C’è rimasta solo la piazza a ricordare le Cinque Scole, ossia il vecchio tempio israelitico che riuniva in un unico edificio le diverse scole di appartenenza, a secondo del rito, degli ebrei dell’ex Ghetto. Era infatti per loro vietato avere più di una sinagoga e aggirarono l’ostacolo incorporando sotto un unico tetto cinque diverse congregazioni, che erano la “Scola Nova”, la “Scola del Tempio”, la “Siciliana” di rito italiano, la “Castigliana”di rito spagnolo e la “Catalana”.


Con la presa di Porta Pia, termina il potere temporale dei papi e Roma e il suo territorio vengono annessi al Regno d’Italia. Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, concesse la cittadinanza agli ebrei italiani, che raggiunsero, come nel resto d’Europa, la piena emancipazione e uguaglianza dei diritti civili e, con essi, anche il diritto di rendere ben visibile una sinagoga, degna di confronto con gli altri monumenti e luoghi di culto della nuova Capitale.


Così, finalmente smantellato il Ghetto, sulle macerie di quello che era anche definito “il serraglio degli Ebrei”, la Comunità ebraica decise di costruire un’imponente sinagoga, il Tempio Maggiore, che fosse visibile da molti punti panoramici della città.


Al bando di concorso, indetto nel 1889, parteciparono 26 gruppi di architetti. Vinsero Vincenzo Costa e Osvaldo Armanni, con un progetto ispirato a forme assiro-babilonesi, che unisce il gusto art noveau a motivi d’ispirazione orientale, in ricordo delle origini della comunità. Fu costruita tra il 1901 e il 1904 ed è tra le sinagoghe più grandi d’Europa, dall’aspetto massiccio, quasi severo, con struttura a base quadrata, sormontata da una grande cupola di alluminio traslucido. La facciata, con tre ingressi nel portico, reca simboli ebraici, come quelli del candelabro a sette bracci, le tavole della legge, la stella di David ed il ramo di palma.


Ma è all’interno la vera sorpresa! Pianta a croce greca, lascia letteralmente senza fiato, sia per la grandezza e l’altezza della sua cupola, che per i colori scintillanti delle sue decorazioni. Non ci sono nell’intradosso scene figurate, che sono vietate dal comandamento biblico, ma sette filari di squame ognuna di una gradazione diversa dall’altra e sulla base grandi palme e cedri in ricordo delle terre d’origine del popolo ebraico. La particolare brillantezza è dovuta al fatto che la pittura è stata applicata direttamente sull’alluminio della volta.


Altrettanto spettacolari sono le pareti della grande aula, realizzate dai pittori umbri, Domenico Bruschi e Annibale Brugnoli, con disegni a palmette, fiori, girali, dai colori vivi, in uno stile fra il liberty e l’arte babilonese, che quasi non sembra di essere a Roma, ma piuttosto da qualche parte in Oriente.


Altro spettacolo sono le vetrate, realizzate dal maestro vetraio Cesare Picchiarini, colui che qualche anno dopo avrebbe realizzato quelle celebri di quel gioiello che è la Casina delle Civette a Villa Torlonia. 


Nel 1932 anche il Tempio Spagnolo, già presente nelle Cinque Scole, il cui rito era officiato a Roma fin dal 1492, venne posto nello stesso edificio del Tempio Maggiore e lo possiamo vedere visitando il Museo ebraico, aperto nel 1960, nei sotterranei della Sinagoga.


Nelle sale espositive rivive l’eredità storica, artistica e culturale della comunità ebraica a Roma e la visita è pensata come un itinerario che, attraverso oggetti d’arte, documenti, dipinti, racconta la lunghissima storia degli ebrei della capitale.




(Sabrina Ramacci - 1001 luoghi da vedere a Roma)
(Gabriella Serio – I tesori nascosti di Roma)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)
(museoebraico.roma.it)
(aleteia.org)
(romasegreta.it)

 

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