Torpignattara, ovvero il Mausoleo di S. Elena

aprile 13, 2021

Se c’è una storia davvero strana, è quella che riguarda Elena, la madre di Costantino, o meglio, le sue spoglie. Normalmente, dopo la morte, il defunto veniva posto in un’urna o sarcofago, a seconda della sua importanza e sepolto in una tomba o un mausoleo. Così avvenne anche per sant’Elena, che alla sua morte, avvenuta nel 328 d.C., venne tumulata in un meraviglioso sarcofago di porfido rosso, nel mausoleo che il figlio aveva fatto costruire in una località chiamata “As duas lauros”. Qual è dunque la stranezza? Che attualmente le spoglie si trovano nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli, il sarcofago in Vaticano, il mausoleo è rimasto al suo posto e proprio da lui prende il nome un intero quartiere: Tor Pignattara.


Forse non tutti i romani conoscono questa storia, e magari, anche tanti abitanti del popoloso quartiere ignorano che il nome deriva da quel rudere, oggi riqualificato e sistemato all’interno di un recinto, nel parco di Villa De Sanctis.


Come abbiamo detto, Costantino cedette alla madre il mausoleo che, probabilmente, aveva costruito per sé stesso. La scelta del luogo, secondo una teoria piuttosto accreditata, sembrerebbe una sorta di “vendetta”; si trattava infatti del sepolcreto degli Equites singulares, cioè i soldati della guardia imperiale che avevano combattuto contro di lui, al fianco dell’imperatore Massenzio, nella battaglia di ponte Milvio. Anche il sarcofago nel quale fu posta era, probabilmente, pensato per l’imperatore: è, infatti, decorato con bassorilievi raffiguranti scene di battaglia, dove si vedono cavalieri romani sottomettere prigionieri barbari, non certo un soggetto adatto alla sepoltura di una signora.


Il mausoleo, o meglio i suoi resti, rappresenta una delle più grandi costruzioni a pianta centrale, formato da due cilindri sovrapposti, con diametri giganteschi: l’interno di venti metri, quello esterno di ventisei, per un’altezza, in origine, di quasi venticinque metri, decorato con marmi e mosaici. Il cilindro inferiore presentava delle nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari con volte a botte, e probabilmente nella nicchia disposta di fronte all’ingresso, era collocato il sarcofago dell’imperatrice. La cupola era riccamente decorata a mosaico e al suo interno, per alleggerirne il peso, vi erano due giri concentrici di anfore olearie iberiche, una tecnica molto usata dai romani, che ritroviamo anche in altri monumenti (vedi Circo di Massenzio sull’Appia Antica).


Quando cupola e tamburo parzialmente crollarono, e si resero visibili le cosiddette “pignatte”, come volgarmente i romani chiamavano quelle anfore, il monumento cominciò ad essere identificato come “Torre delle Pignatte” o “Tor Pignattara” e da qui il nome si estese all’intero quartiere. Le spoglie della madre dell’imperatore rimasero comunque in questo luogo “soltanto” per ottocento anni. Nel 1140 furono traslate nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli, dove sono tutt’ora custodite, in uno scrigno di legno di sandalo finemente intarsiato, nel tempietto di Sant’Elena.


Il sarcofago, invece, per un periodo rimase ancora nel Mausoleo, poi portato in Laterano nel XII secolo e infine, per volontà di Pio VI, nel XVIII secolo trasferito definitivamente ai Musei Vaticani dove fronteggia quello della figlia Costanza.


Il Mausoleo dopo il trasferimento della salma, conosce un lungo periodo di decadenza, passò di proprietà della Chiesa di Roma ed ebbe diversi utilizzi. Nel XVII secolo al suo interno fu costruita la chiesetta dedicata ai Santi Marcellino e Pietro. Oggi la chiesetta è stata trasformata nel museo Ad Duas Lauros e una nuova chiesa dedicata ai Santi è stata costruita al suo fianco.




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(ecomuseocasilino.it)

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