Le Mura Aureliane: Porta Pia e Porta Nomentana
dicembre 18, 2020(foto Internet - Oggi la porta esterna era ricoperta da impalcature per lavori di restauro) |
Appena passata porta Salaria, facciamo ancora pochi passi e siamo a Porta Pia, ma prima ci
soffermiamo un attimo, laddove un monumento ci ricorda l’esatto punto in cui i
bersaglieri aprirono la famosa Breccia, il 20 settembre 1870, facendo il loro
ingresso a Roma e decretando la fine del potere papale.
Porta Pia venne aperta
in sostituzione di Porta Nomentana, distante un’ottantina di metri, per volere
di Pio IV, che ne commissionò l’esecuzione all’ormai anziano Michelangelo nel
1564. Michelangelo propone al papa tre progetti, ma Pio IV non è entusiasta e
alla fine sceglie quello più economico. Conoscendo il carattere dell’artista,
non ci sorprende che abbia in qualche modo voluto “vendicarsi”, creando una
ricca ornamentazione, anticipatrice della fantasia barocca: quello che è da
notare, nella parte alta, sono le curiose decorazioni che rappresentano un
bacile e un asciugamano, scolpito con le frange, mentre la ciotola del punto più alto della porta
contiene un pezzo di sapone, oggetti che alludono alle corporazioni dei
chirurghi e dei barbieri, dai quali discendeva il ramo milanese della famiglia
Medici, cui apparteneva il papa committente, quasi a volerne sottolineare le umili
origini.
La parte esterna fu terminata
solo nell’Ottocento da Virginio Vespignani, che in parte rispettò il progetto
originale del maestro. Ai bersaglieri è dedicato, oltre al monumento che si
trova al centro della piazza, anche il museo all’interno della porta, negli
spazi un tempo destinati agli uffici di dogana. Tra fotografie, quadri,
documenti e cimeli viene raccontata la storia del corpo dalle guerre
d’Indipendenza alla Seconda Guerra mondiale.
Come abbiamo detto, seguendo il
corso delle mura Aureliane, a circa 80 metri da Porta Pia si incontra quello che resta
della porta Nomentana: è un segreto che Roma nasconde gelosamente da secoli, a
chi la osserva distrattamente e superficialmente, quasi a voler ricordare che
solo chi le regala attenzione e amore potrà scoprirne gli aspetti più intimi. Non
è facile individuarla e il passante sovrappensiero non noterà nulla.
L’occhio
attento, invece, osserverà una rientranza della cinta muraria e scoprirà,
nascosta tra la vegetazione, l’antica porta, ormai murata. Era a un unico
fornice, dominata da due torrioni circolari su basamento quadrato, a difesa del
passaggio. Oggi si può vedere solo uno dei due torrioni difensivi, il secondo è
andato perduto. Nel 1827 è stato demolito per riportare alla luce le rovine di
un sepolcro del I secolo, oggi sistemato nei giardini dei musei capitolini.
Dopo anni di servizio, la porta resta chiusa, in silenzio, ormai declassata,
come pezzo di mura di cinta dell’ambasciata britannica.
Una targa in marmo ne
ricorda l’anno di chiusura. Andate a farle visita, concedetele l’onore che si
merita. Immaginatela imponente e austera come un tempo, a difesa di uno degli
ingressi principali di Roma.
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(Claudio Colajacomo – Il giro di Roma in 501 luoghi)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da
vivere a Roma)
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