Lo Stemma sfregiato

febbraio 16, 2020


Palazzo Sacchetti si trova in via Giulia, al civico 66. L’edificio fu costruito dal fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane. L’architetto, uno dei più amati dall’aristocrazia del suo tempo, non poté godersi molto la propria dimora, perché solo dopo quattro anni dall’averla acquistata, morì. L’edificio da allora cambiò molti proprietari e stranamente la storia per molti anni si ripeté sempre uguale: l’edificio veniva comprato, abbellito e migliorato e poi rivenduto per potersi rifare delle spese sostenute. Tuttavia, solo del primo proprietario rimane sulla facciata una traccia, la scritta: DOMUS ANTONII SANGALLI ARCHITECTI MDXLIII e uno stemma. Vuoto. È quello di Paolo III, protettore dell’architetto fiorentino. Lo stemma fu murato qui come forma di riconoscenza del Sangallo nei confronti del papa a cui l’artista doveva tutta la sua fortuna. Lo stemma oggi è uno scudo bianco, senza nessuna traccia dei gigli, simbolo dei Farnese (la famiglia di Paolo III), che un tempo lo decoravano. I gigli c’erano, ma ebbero cattiva sorte in seguito a un equivoco. Infatti, i Francesi, arrivati a Roma a fine Settecento, pensarono, vedendo stemma e gigli, che si trattasse del simbolo della casa reale di Francia, soppressa dalla Rivoluzione. Decisero, perciò, armati di scalpelli, di rimuoverli. Con tanta rabbia e tanta cura, tanto da non farne rimanere oggi la minima traccia.




(M. Silvia Di Battista - Roma curiosa)

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