L'uovo delle meraviglie

aprile 12, 2020


Si dice che Costantin Brancusi trascorse le ultime ore ad accarezzare una delle centinaia di uova che aveva scolpito nella sua vita tesa alla ricerca delle forme primigenie. Arcinota è la storiella di Dante il quale interrogato su quale fosse il cibo migliore, rispose “Un uovo sodo”. E quando, dopo un anno gli viene chiesto “ E con che? “ la giusta risposta del sommo poeta fu “Col sale”. Il sale della sapienza e l’uovo della vita. Che altro si può volere ? Alcune teorie della Cosmogonia ipotizzano che il Big bang sia stato proprio lo spezzarsi della palla di fuoco primordiale, l’Uovo Cosmico da cui tutto è nato e che ricorre in moltissime culture.


Per gli Egizi dall'Uovo della vita uscì Ra-Oro, il Sole che squarciò le tenebre e dette vita al mondo. Per i sacerdoti indiani dall'Uovo dorato esce Brahama e tutto il creato, mentre dall'uovo cinese nasce il primo uomo il mitico Puonsu. A Babilonia fu trovato un uovo di straordinario grandezza nell'Eufrate e dopo molti giorni di cova da parte dei pesci, nacque Ishtar, la dea dell’amore e della fecondità.


In Grecia, culla della nostra civiltà, la storia dell’uovo è più complicata; dal Caos primordiale nasce la dea Eurimone che libera il Vento il quale nel suo fluttuare si trasforma nel serpente Ofione. Inevitabilmente si unisce alla dea fecondandola. Da questo strano amore nasce l’Uovo Universale.


Anche Leda viene fecondata da un animale, il cigno nel quale si era trasformato Zeus, ma essa deporrà ben due uova dalle quali nasceranno due coppie di gemelli molto importanti. Castore e Polluce, i Dioscuri e due donne, Elena la bella e Clitennestra la terribile moglie di Agamennone. I romani non filosofeggiarono troppo sull'uovo, attribuendogli però anch'essi il simbolo della fecondità. Infatti si utilizzava moltissimo durante la festa di Cerere che cadeva, come la nostra Pasqua, in primavera. Spesso sono state trovate uova nelle tombe romane accanto al morto e addirittura bare a forma di uovo. Trimalcione sembra sia l’inventore delle uova in camicia e nel Satyricon di Petronio offre a profusione ai suoi ospiti le raffinatissime uova di pavone ripiene di beccafichi.

È ancora un romano, di nome Apicius, ad essere indicato come l’inventore della prima frittata della storia, benché dolce, la Tripatina, un miscuglio di latte, miele e uova. Cotta in una terrina a “fuoco dolce” veniva servita calda e abbondantemente pepata. Gli alchimisti medievali avranno il culto massimo dell’Uovo filosofale. I loro studi erano finalizzati alla ricerca dell’Uno che contiene il tutto, per trasmutare una sostanza in un’altra e quindi il vile metallo in oro. L’uovo è il contenitore dove deve avvenire la magia, la Camera Nuziale dove avviene il matrimonio tra Zolfo e Mercurio, il Re e la Regina, l’uomo rosso e la donna bianca. Dalla loro unione sarebbe nata la pietra filosofale. Anche qui l’uovo come simbolo di germe di vita.


I Cristiani avevano fatte proprie le antiche credenze e attribuirono all'uovo, simbolo della resurrezione della natura, anche quello di Resurrezione di Cristo. In questa tradizione però, si inserisce curiosamente l’uovo di struzzo. Arrivato in Europa a seguito delle crociate come curiosità esotica diventa presto il simbolo cristiano dei quattro elementi: eccolo perciò ritratto da Piero della Francesca nella Pala di Urbino, dove è sospeso sulla testa della Madonna, a sottolinearne la purezza.


Si diffuse così tanto che fu utilizzato anche come contenitore di reliquie di santi, appeso ai soffitti delle cattedrali, impreziosito con montature d’argento, aggiunte di corallo e pietre preziose. Arriviamo all'uovo più celebre e sicuramente più apprezzato da grandi e piccini: l’Uovo di Pasqua. Già i Persiani, circa 5000 anni fa usavano scambiarsi uova propiziatorie all'arrivo della primavera, affidando all'uovo la rinascita della vita in concomitanza del rifiorire della natura. Sembra però che il vero inizio dell’usanza dello scambio di uova debba attribuirsi a Luigi VII. Al suo ritorno a Parigi nel 1176, dopo la seconda crociata, l’abate Hogué gli donò la metà della sua rendita agricola. Il re volle naturalmente festeggiare distribuendo alla popolazione quel regalo prima che andasse a male. Le uova in particolare erano numerosissime: vennero dipinte e regalate, creando una tale gioia da farla diventare una tradizione che durò per oltre trecento anni, fino a Luigi XI il quale, preoccupato per lo spreco, vietò le uova durante la Quaresima.


Il sabato santo, terminato il divieto, le uova venivano tinte di rosso e vendute davanti alle chiese. È quindi dal allora che comincia la consuetudine di dipingere le uova da regalare; il colore è sempre il rosso, come il sangue della passione di Cristo, o secondo altri, come i simboli della luce e del fuoco. Col passare degli anni la pittura diventa sempre più elaborata ed attraente, con rappresentazioni di scene del Vangelo. Luigi XIV, affetto come è noto da manie di grandezza, esponeva enormi ceste ricolme di piramidi di uova dipinte dal pittore di corte che, dopo la benedizione del cappellano reale, venivano distribuite ai nobili presenti. Mangiare due uova a tegamino è sintomo di confidenza, di dolce intimità, occasione per Téte a téte improvvisati e per questo ancora più piacevoli. Ma l’uovo è sempre stato associato alla fecondità e comunque alla sessualità. È il tuorlo, ricco di vitamina E che fortifica e moltiplica l’efficacia del seme maschile; ed ecco quindi il sostanzioso zabaione, preparato dagli amici per lo sposo prima delle nozze. Basta aggiungere cannella, noce moscata, pepe, zenzero, alloro e cantaride, per trasformarlo anche in un potente afrodisiaco.


Ma anche la sposa potrà beneficiare dei poteri dell’uovo, quando, dopo aver ricevuto il seme “rinforzato” avrà partorito e meriterà un buon bicchierino di marsala all'uovo. Il poeta futurista Marinetti creò un elisir d’amore dal nome esplicativo di “guerrainletto” a base di ananas, cacao, pasta di mandorle, chiodi di garofano e ovviamente uova; il tutto condito con liquore Strega. Del resto anche gli arabi avevano la loro ricetta d’amore: ceci, latte di cammella, miele, pane e gli immancabili e numerosi tuorli d’uova. Con questa mistura l’antico cavaliere Abou el Heidja in una sola notte deflorò ottanta vergini.

(di Luigi Stanziani)

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