La Casa medievale dei Mattei

settembre 24, 2020


Proprio di fronte a Ponte Rotto, sulla riva di Trastevere, c’è una delle più belle, e meglio conservate,case medievali di Roma, quella detta dei Mattei, dal nome della famiglia che la possedette a lungo.


La casa, che presenta rocchi di colonne agli spigoli, monofore e bifore del Trecento, e logge e finestre crociate del Quattrocento, si affaccia, dall'altro lato, sulla bellissima triangolare piazza in Piscinula, dove prospetta anche la chiesetta di San Benedetto in Piscinula, dotata di un piccolo campanile romanico. 


Questa piazza fu a lungo nota nel passato per aver racchiuso e riunito simbolicamente il sacro e il profano, che a Roma sono entrambi di casa, da quasi tre millenni. Vi si aprivano infatti alcune tra le più note, e frequentate, locande della città, che insieme al vitto rifornivano spesso gli avventori di altri piaceri carnali. A seguito di una delle varie bolle pontificie, le locande furono chiuse con la conseguente trasformazione degli edifici in conventi, che avevano, appunto, lo scopo di purificare le sconce mura. Ma la vecchia origine, a quanto pare, non fu dimenticata, perché, chiuso l’ultimo dei conventi, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, gli edifici tornarono al loro primitivo uso, reso stavolta ancora più esplicito: su una delle porte dell’ex convento, trasformato in postribolo, era possibile leggere dipinte l’eloquente scritta: “Locanda della Sciacquetta – Si affittano letti”. Le suddette vicende riguardarono in parte anche la casa dei Mattei.  


Qui, nell'anno 1555, accaddero, inoltre, alcuni terribili fatti di sangue, che gravarono a lungo sulla fama della casa maledetta. In quell'epoca nel grande edificio abitavano i quattro fratelli Marcantonio, Pietro, Alessandro e Curzio Mattei, divisi da odio e rivalità. La storia assunse tinte fosche quando Pietro pensò bene di eliminare il fratello Marcantonio, con l’aiuto di un sicario. Costui però fu scoperto e acciuffato dal terzo fratello, Alessandro, che non esitò a ucciderlo. Iniziò dunque una faida familiare che sembrò trovare felice epilogo quando i due litiganti stabilirono che Pietro avrebbe finalmente sposato – senza dote – Olimpia, la figlia di Curzio, il quarto fratello, che era anche il più povero. Alessandro, che in un primo momento aveva concesso il suo placet al matrimonio, cambiò idea prima della cerimonia e durante il banchetto si presentò nella casa avita armato e in compagnia di suo figlio Gerolamo e di due sconosciuti. Nel corso del banchetto, Alessandro sparò un colpo e uccise Pietro, lo sposo. Dal parapiglia che ne seguì vennero fuori altri lutti. Le donne, credendo di far bene, per placare gli animi fecero spegnere i lumi, ma altri colpi d’archibugio ferirono Olimpia, mentre Curzio, che era allo stesso tempo fratello e suocero dell’assassinato, cercava di farsi giustizia da solo. Non riuscendo a trovare Alessandro, cercò di vendicarsi sul di lui figlio, Gerolamo, ma prima che potesse ucciderlo con le sue mani, fu ammazzato a sua volta da uno dei sicari di Alessandro. Il quale, nella furibonda mischia, era riuscito a fuggire e si era messo ad aspettare gli altri sul Ponte Quattro Capi.  


Quando però gli venne incontro il figlio Gerolamo, che gli spiegò l’accaduto e di come il sicario avesse ucciso Curzio, Alessandro andò su tutte le furie – era rimasto l’unico dei quattro fratelli vivo – e piantò un coltello nel petto dell’omicida, buttandolo poi giù dal ponte nelle acque del Tevere. Per Alessandro è la fine; fugge da Roma e morirà in esilio. Ma è la fine anche di questo ramo dei Mattei che si estingue senza discendenti di lì a pochi anni, mentre altri Mattei faranno fortuna al rione Sant'Angelo, con i feudi di Giove e Paganica. La vecchia casa rimase chiusa a lungo, proprio perché nessuno voleva acquistare il teatro di tali orribili fatti di sangue. E alla fine, l’unica destinazione possibile divenne proprio quella di postribolo, che rimase attivo a lungo, prima della definitiva abolizione delle case chiuse, nel dopoguerra, a seguito dell’approvazione della Legge Merlin. 

(Fabrizio Falcone – Roma segreta e misteriosa)
(Claudio Rendina - La Repubblica.it)

You Might Also Like

0 commenti

POST POPOLARI