Santa Cecilia in Trastevere

febbraio 24, 2020


Papa Pasquale I (817-824) da tempo faticosamente cercava i resti di Santa Cecilia per deporli, come quelli di altri martiri, in luogo più sicuro, entro la cerchia delle mura, perché le scorrerie saracene esponevano a troppi pericoli i cimiteri extra urbani. Finché una domenica mattina in San Pietro, colto da sopore mentre pregava, gli apparve, come in una visione, la giovane Santa, che lo esortava a continuare le ricerche delle sue spoglie e lo guidava verso il luogo dove finalmente le avrebbe trovate. Ed infatti, poco dopo, nel Cimitero di San Callisto tornò alla luce il suo corpo rimasto miracolosamente intatto, avvolto nella veste candida trapunta d’oro, così come lo aveva pietosamente composto papa Urbano I (222-230). Questo evento è narrato in un affresco del XII secolo conservato nella Basilica di Santa Cecilia in Trastevere, riedificata dallo stesso Pasquale I per accogliere la tomba della martire. Sebbene deteriorato dal tempo, questo affresco rivela ancora delicatezza di immagini, eleganza di linee, musicalità di ritmo compositivo, vivacità narrativa. Tutti elementi propri della pittura romanica dell’Urbe ancora legata alla tradizione classica.


Ma il fascino maggiore di questo affresco è la suggestione del miracolo che guidò l’ignoto pittore a rievocare quella visione e il ritrovamento del corpo intatto della Santa. Nell'ottobre del 1599, durante una ricognizione effettuata nella Basilica (presenti anche due grandi studiosi, Cesare Baronio e Antonio Bosio), fu rinvenuto il corpo della santa in perfetto stato di conservazione, come già lo aveva trovato papa Pasquale I nel IX secolo. Il Cardinale titolare Paolo Emilio Sfrondati, per tramandare ai posteri il ricordo di questo avvenimento, che aveva commosso tutta Roma, incaricò lo scultore ticinese Stefano Maderno di eseguire una statua che raffigurasse la Santa nella stessa posizione in cui era stata trovata nella sua antica arca di cipresso.

 

E il Maderno la raffigurò riversa sul fianco destro come abbandonata in un sonno profondo, col volto girato verso terra, nascosto nella massa dei lunghi capelli. E il collo reco il segno del martirio. Ma le mani semiaperte, le forme morbide modellate hanno palpiti di vita. È come se lo scultore avesse animato la sua creazione col soffio vitale della sua stessa anima. Dal 1601 la statua appare sotto l’altare maggiore della chiesa, tra preziosi marmi policromi.




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