L'Abate Giannini

gennaio 09, 2020



A pochi passi da piazza Navona, in un angoletto di Largo Febo, si trova la piccola chiesa di San Nicola dei Lorenesi, risalente al XVI secolo. Qui, a metà dell’Ottocento, svolgeva la sua missione l’abate Giannini, personaggio piuttosto singolare, finito nei racconti e nelle dicerie popolari. Si narra, infatti, che durante il Carnevale, infastidito dai giochi e dalle feste in maschera cui partecipavano i suoi fedeli, il prete avesse escogitato un trucco per riportare le pecorelle smarrite all’ovile. Nel bel mezzo dei festeggiamenti, accese tutte le candele della chiesa e mise un chierichetto a suonare l’organo a tutto volume, poi spalancò le porte. La gente del rione di Tor di Nona, incuriosita dall’evento, varcò la soglia della parrocchia. C’erano donne, vecchi e bambini, alcuni indossavano le maschere tradizionali del Carnevale, altri erano agghindati per la festa. Una folla variopinta si era affollata sul sagrato. A quel punto l’abate Giannini serrò il portone e in un attimo balzò dietro l’altare, pronto per la predica. Il poeta romanesco Giggi Zanazzo ce la descrive in lingua: “ Signori mii, ve ciò agguantato cor sorcio in bocca! Indove andavate? Indove andavate, accusì vestiti tutti in cchicchere e ppiattini? Andavio al festino; andavio a bballare, andavio a scherzare co’ li purcinelli, l’arlecchini e li pajacci? Ma ritornate in vojaltri; finitela co’ questo carnovale, co’ questi festini, co’ queste mmascherate ridicole e rivolgete la vostra mente al Signore! Basta co’ li purcinelli, l’arlecchini e li pajacci: abbasta!!”. E, indicando il crocifisso dal pulpito, seguitava: “eccolo er vero purcinella, er vero arlecchino, er vero pajaccio!”. Il singolare evento fa eco a quello più famoso sopravvissuto fino a pochi decenni fa, tra le famiglie romane. Si racconta che, mentre l’abate Giannini distribuiva la comunione, un bambino in braccio alla mamma tentò di rubare l’ostia dalla sua mano. Per distoglierlo dal gesto sacrilego, gli intimò un singolare: “lassa sta che è cacca!”. Giannini svolse la funzione di parroco del rione per tutta la sua vita, non fece mai carriera ma, considerando che il padreterno tiene più ai propositi che alle parole, si sarà di certo guadagnato anche lui un cantuccio in paradiso, se non altro per la simpatia, nonostante le pratiche, spesso, poco ortodosse.





(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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