La stazione della metro di San Giovanni

gennaio 17, 2022

A Roma parlare di metropolitana risulta sempre un po’ spinoso. Al di là delle polemiche, però, bisogna ammettere che i lavori per la tanto sospirata e travagliata linea C, hanno consentito la scoperta di tesori, dei quali, altrimenti, ne avremmo totalmente ignorato l’esistenza. Ora possiamo dire, incredibilmente, che prendere la metro, a Roma, può essere un’esperienza unica. Non ancora del tutto terminata, la prima tratta fu inaugurata nel 2018, e la fermata di San Giovanni venne quasi subito ribattezzata stazione-museo, la prima del suo genere qui a Roma, sull’esempio di celebri precedenti, come la fermata Museo a Napoli. L’atrio è caratterizzato dalla presenza di numerosi reperti antichi ed è visitabile anche se non si deve prendere il treno.


Con il solo costo di un biglietto, anche se non si deve prendere la metro, la discesa nella storia, è sicuramente consigliata. 
Sono tre i piani di questa stazione per i quali si è scavato, tra il 2010 e il 2013, per 27 metri, prima di arrivare al cosiddetto “terreno vergine”, alla banchina dei treni, fra reperti archeologici esposti in teche lungo le pareti, pannelli esplicativi e il racconto di 21 fasi della storia di Roma. 


Il passaggio da un piano all’altro è caratterizzato da diversi colori con cui è indicata la misurazione temporale delle fasi storiche e dell’attività dell’uomo, dall’età contemporanea fino a quella preistorica: azzurro per la storia più moderna; rosso al piano -2 per la Roma dei principi e verde, per il tempo della preistoria, quando i primi uomini e donne, tra il 450mila e 2000 a.C. crearono i primi insediamenti. Partiamo dall’atrio, dove, tra i vari resti, troviamo quelli di un servizio di piatti rinascimentale, esposto in una vetrina ben illuminata, ma anche tracce di palazzi del XIX secolo, cancellati dai lavori del secolo scorso.


Scendiamo al piano inferiore e vetrine con mani e piedi di qualche divinità romana, si alternano a vetrine con gusci di molluschi della prima e media età imperiale, a grandi anfore del I-II secolo d.C. e ad altri utensili del I secolo d.C. come un forcone, gioielli in oro, monete, lucerne.


Resti di una grande azienda agricola, probabilmente un frutteto di pesche, con decine di noccioli, radici, vasi per le talee e grandi tubature in coccio di un impianto di irrigazione di prima età imperiale.


Scendiamo ancora ed arriviamo alla banchina dove arrivano i treni, qui disegni computerizzati con immagini di natura, di fossili e persino di un mammut, ci indicano che siamo arrivati al tempo della preistoria, dove i primi uomini e donne si accamparono lungo l’Acqua Craba, uno dei tanti corsi d’acqua ormai scomparsi di Roma.


È qui che esondazione dopo esondazione, il fiume cancella presto le loro tracce ed è da qui che, strato su strato, è stata eretta la città moderna. Quella di San Giovanni è la prima stazione a Roma di così grande importanza storico-culturale, ma non sarà l’ultima: la prossima sarà quella di Via Amba Aradam e sarà ancora più bella e clamorosa, con l’esposizione dei resti della cosiddetta “Casa del Comandante”, resti di un impianto militare di età Adrianea.


(Giulia Fiore Coltellacci - I luoghi e le storie più strane di Roma)
(roma.repubblica.it)
(flumen.it)
(visitareroma.eu)
(ilfattoquotidiano.it)
(roma.corriere.it)

 

 

 

 

 

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