Le Mura Aureliane: Porta Appia o San Sebastiano

gennaio 03, 2021


Anticamente nota come porta Appia, perché attraversata dalla Regina Viarum, ha in seguito preso il nome di Porta San Sebastiano, perché attraversata dai pellegrini in visita alle vicine catacombe e alla basilica del santo. Indubbiamente è la più maestosa delle mura Aureliane, la più affascinante e tra le meglio conservate. Inizialmente a due fornici, con due torri semicircolari, fu modificata da Onorio, il quale ordinò di aprire un solo fornice, di aggiungere la merlatura e di rafforzare il camminamento. Inoltre, le due torri vennero ampliate, rialzate e collegate all’Arco di Druso, facente parte dell’acquedotto Marcio, che riforniva le terme di Caracalla, rielaborato in marmo e decorato da colonne per essere utilizzato come rafforzamento interno della porta.
 

I numerosi pellegrini che da qui passavano, lasciarono molti graffiti con iniziali, croci e date. Facendo bene attenzione a non essere travolti dalle macchine che transitano sotto l’arco, è visibile un’incisione del Trecento raffigurante l’Arcangelo Michele che uccide il drago, affiancato dall’iscrizione in cui commemora la vittoria del popolo romano, capeggiato dal trasteverino Jacopo Ponziani, sul re di Napoli, Roberto d’Angiò. Era il 29 settembre 1327, giorno del santo.


Negli ambienti interni della porta, dove è ancora ben visibile la camera di manovra dell’antica saracinesca, si trova l’interessante Museo delle mura. Ospitato in una location più che mai suggestiva, è composto da alcune sale in cui viene ricostruita la storia delle mura. La parte più interessante, però, è la possibilità di percorrerne fisicamente un tratto, quel famoso cammino di ronda di cui abbiamo più volte parlato.


Nella parte finale, poi, si esce all’aperto su un camminamento bordato da merli, dal quale si gode una vista sulla via Appia davvero emozionante. Aggirandosi per i locali interni, oltre ad affacciarsi dalle feritoie, si viene attratti da un paio di mosaici in bianco e nero che decorano il pavimento. Non bisogna lasciarsi ingannare dal loro aspetto romano, perché in realtà risalgono agli anni Trenta, quando Porta San Sebastiano fu la residenza del gerarca fascista e segretario del partito, Ettore Muti, il quale pensò bene di ricavare qui la sua dimora, arredandola in maniera stravagante. Nemici, viandanti, imperatori, soldati, ne ha vista di gente Porta San Sebastiano, ma certo un inquilino così bizzarro non credo che se lo sarebbe mai aspettato.

 

(Sabrina Ramacci – 1001 cose da vedere a Roma)
(Giulia Fiore Coltellacci – 365 giorni indimenticabili da vivere a Roma)

 

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