Le Mura Aureliane: Porta Pinciana

dicembre 16, 2020

 

Da porta del Popolo inizia un tratto di Mura Aureliane che, come lo chiami lo chiami, ha sempre un’accezione negativa. Già chiamato Murus ruptus nel VI secolo per il crollo di una parte avvenuta poco dopo la costruzione, prese successivamente il nome di Muro Malo, perché in questo tratto di terra sconsacrata venivano sepolti i condannati a morte impenitenti, le prostitute e i teatranti, in pratica i reietti. Qui furono sepolti anche i carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, giustiziati, senza processo e senza prove, per volere del papa, da mastro Titta, a piazza del Popolo, il 23 novembre del 1825. Il fatto è ricordato da una targa affissa davanti a Santa Maria del Popolo.


Oggi il Muro Torto, tutto curve e macchine in fila, è sconsigliabile da attraversare a piedi. Lungo il muro, prima di arrivare a porta Pinciana, spuntano alcune torri a base quadrata, costruite a difesa delle mura. La porta alla quale siamo arrivati prende il nome da una famiglia della Roma antica che possedeva gran parte della collina del Pincio. Questo ingresso delle Mura Aureliane, risalente al 403 d.C., epoca in cui era ancora una semplice posterula, venne realizzato dall’imperatore Onorio, che durante il restauro delle mura, per rafforzarle contro le invasioni barbariche, provvide alla realizzazione delle due torri semicircolari. Nell’antichità era nota come Porta Salaria Vetus, da cui partiva l’itinerario del sale, che andava da Roma al mar Adriatico.  La parte più vecchia della porta è quella in marmo e dopo il suddetto intervento, porta Pinciana passò da un ruolo di passaggio di terz'ordine ad una posizione di estrema importanza strategica, posizionata com'era in cima al colle.


Il suo nome è legato al generale bizantino Belisario, che qui aveva respinto il massiccio attacco dei goti. Intorno alla figura del generale nacque una leggenda, che immaginava Belisario, ormai vecchio e disgraziato, costretto a chiedere l’elemosina proprio qui, dove aveva riportato la sua gloriosa vittoria. La storia è del tutto falsa, anche perché Belisario morì in ricchezza e non a Roma, bensì a Costantinopoli. La leggenda potrebbe essere nata da una scritta graffita, che era ancora visibile all'inizio del XIX secolo, ora scomparsa, in caratteri medievali che recitava: ”Date obolum Belisario”. Nella parte interna delle mura è visibile il camminamento attraverso il quale i soldati facevano la ronda. Secoli dopo, porta Pinciana è diventata l’ingresso della strada più glamour di Roma, luogo deputato della dolce vita, tutta mondanità e jet set: via Veneto.

Rinuncio alla mondanità e al jet set e proseguo il mio tour lungo le mura, in direzione di Porta Salaria


(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)
(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma almeno una volta nella vita)

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