L'obelisco che non è mai crollato

aprile 25, 2020


È uno dei racconti più popolari a Roma, quello legato allo scampato disastro, avvenuto durante le operazioni di innalzamento dell’obelisco, che oggi è al centro di piazza San Pietro. Mentre si stava issando il monolite egizio, il 10 settembre 1586, le corde avevano dato segnali di cedimenti. Senza l’intervento di un marinaio ligure, che gridò il proverbiale “acqua alle funi!”, l’obelisco sarebbe probabilmente caduto a terra e andato in frantumi. Le corde sottoposte alla fortissima tensione furono bagnate e ripresero elasticità sufficiente a sostenere l’enorme peso. La storia è conosciuta, ma sono meno noti alcuni curiosi dettagli della ciclopica operazione. Innanzitutto, va precisato che, a Roma, l’obelisco di San Pietro è l’unico a essere rimasto in piedi per più di due millenni. Precedentemente si ergeva nel circo di Nerone, che occupava pressappoco l’area tra la sala Nervi e piazza San Pietro. Il punto esatto dove era collocato è tutt'oggi indicato con una targa posta in territorio Vaticano, oltre le cancellate di piazza del Sant'Uffizio. Quando papa Sisto V decise di affidare a Domenico Fontana la traslazione del monumento, questo fu staccato dalla base originale, adagiato orizzontalmente su una serie di carrelli per essere spostato di soli 250 metri ed essere rialzato al centro della piazza, dove si trova oggi. È dunque l’unico obelisco antico a non essere mai crollato. Gli altri invece sono andati in frantumi, oppure sono stati interrati per secoli, prima di trovare la loro odierna sistemazione. Una curiosità riguarda le disposizioni del papa per quell'occasione. Per non complicare le delicatissime fasi di innalzamento, venne decretata la pena di morte immediata per chiunque, tra gli spettatori, si fosse permesso di emettere un minimo suono.


A rafforzare la valenza del decreto fu montata addirittura una forca nella piazza, con la presenza del boia pronto alle esecuzioni in caso di trasgressione della rigida regola. Lo stesso marinaio che con il suo grido aveva evitato il disastro fu condannato a morte e dovette formalmente chiedere la grazia al papa, ovviamente concessa. Furono impiegati quasi mille uomini e 75 cavalli per manovrare l’immensa struttura di legno sotto la guida del Fontana, che dirigeva le operazioni da un palco costruito proprio per questo delicato incarico. La prossima volta che percorrete via della Conciliazione, soffermatevi qualche minuto su questo raggio di luce pietrificato, costruito dagli egiziani in onore del dio sole.


Riflettete un attimo su quanta umanità prima di voi ha osservato il granito e quanta storia il monolite ha visto scorrere ai suoi piedi in duemila anni. Meditate anche sul senso di onnipotenza che animava gli antichi romani, per concepire il trasporto, via mare dall'Egitto, di strutture cosi imponenti e poi erigerle per abbellire la città.

(Claudio Colajacomo - Il giro di Roma in 501 luoghi)

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