Il Saltarello

aprile 16, 2020


Nelle litografie ottocentesche di Jean Baptiste Thomas e nelle incisioni di Bartolomeo Pinelli, è sovente rappresentato il popolo nell'atto di danzare il saltarello, tipico ballo popolare romano, ancora in voga in alcuni paesi del Lazio. La danza è un’evocazione del corteggiamento tra un uomo e una donna. I due ballano al suono di tamburelli, di fronte, con rapidi movimenti di anche, braccia sui fianchi e saltelli su un piede e sull'altro. La donna si mostra inizialmente evasiva, voltando più volte le spalle all'uomo, che invece si fa avanti per conquistarla. Ma mano che il ballo si evolve, la donna si mostra sempre più sedotta, alternando gioia, tristezza, indifferenza e tentazione, fino a quando l’uomo non s’inginocchia ai suoi piedi.


È questo l’epilogo della danza, quando la donna continua il ballo mimando un avvicinamento che simboleggi un bacio. Il saltarello un tempo era protagonista di ogni occasione di festa: il Carnevale, le ottobrate e le serate in osteria. Era anche la danza protagonista del curioso ballo de li guitti, che andava in scena durante le feste di maggio. Gente di ogni estrazione sociale si riuniva vicino al Campidoglio, in piazza San Marco dove, in un angolo, si trova la grande statua di Madama Lucrezia, una delle statue parlanti di Roma. Al suo cospetto si formavano coppie improvvisate che inscenavano uno sposalizio, che la madama idealmente celebrava. Si proseguiva con il saltarello, al quale partecipava tutta la folla: nobili, gente comune e persino mendicanti, nullafacenti e pezzenti, che erano i veri guitti.





(Claudio Colajacomo - I love Roma)

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