Piazza delle Coppelle

marzo 08, 2020


C’è una piccola e bellissima piazza nel centro di Roma che negli ultimi tempi è stata al centro di animati dibattiti. Piazza delle Coppelle e i suoi residenti sembrano, infatti, non trovare pace a causa del continuo vociare notturno e per il numero eccessivo di tavolini, ombrelloni e fioriere per bar che, soprattutto con l’arrivo del bel tempo, dilagano nello spazio, limitatissimo del luogo. Era inevitabile, d'altronde, che i romani, specialmente quelli che di notte tirano fino a tardi, scoprissero prima o poi questo piccolo “cortile” appartato, che favorisce la socialità; come era prevedibile che in pochi anni “le Coppelle” diventasse uno dei luoghi di ritrovo con la più alta concentrazione di ristoranti, pub e vinerie di Roma. Fortunatamente, però, tanta modernità non ha cancellato gli aspetti più autentici del posto, né travolto completamente le vecchie abitudini di vita locale. Tutte le mattine, infatti, si svolge ancora l’antico mercato rionale, nato al servizio di chi abita lì attorno.


Un tempo vivacissimo, si va però lentamente restringendo e finché si è in tempo vale la pena fare un giro tra gli ombrelloni colorati e le bancarelle di frutta e verdura. Immancabile, poi, il celebre “nasone” di ghisa, la fontanella pubblica tanto familiare ai romani. Tra i venditori storici del mercato, di quelli che il banchetto l’hanno ereditato dal padre “da almeno cinquant'anni buoni”, c’è pure chi la spesa la porta a domicilio, magari in bicicletta. Caratteristici e pittoreschi nelle loro differenze stilistiche, i bei palazzetti colorati, alcuni decorati a stucco e l’antichissima chiesa di San Salvatore alle Coppelle.


L’origine del nome si fa risalire ai piccoli recipienti in legno, le coppelle appunto, prodotti un tempo nella zona e con i quali si commerciavano l’acqua del Tevere, il vino e l’aceto. Sulla parete esterna della chiesa si vede ancora la targa marmorea a ricordo della riconsacrazione a opera di Celestino III nel 1195 che, pare, sia la più antica iscrizione in lingua volgare incisa su lapide a Roma.


Durante il Giubileo del 1750, sempre nella parete esterna della chiesetta, venne inserita una specie di cassetta postale. L’iscrizione che la sormonta invita ancora i locandieri, gli osti e gli albergatori a dare notizia scritta di eventuali malattie dei loro clienti. Dal 1663, infatti, nella chiesa ebbe sede la Confraternita della Perseveranza, il cui fine era quello di visitare gli infermi nei luoghi pubblici e di curarli e confortarli religiosamente. La confraternita si è sciolta ormai da molto tempo e l’edificio, ampiamento restaurato nell’Ottocento, è stato donato nel 1914 ai preti rumeni che officiano il culto secondo il rito greco-rumeno.


Il centro storico, si è visto, si va adeguando ai tempi e alle necessità dei suoi abitanti. Ma le piazze “de noantri”, quelle a misura d’uomo, conservano ancora un fascino particolare e custodiscono tesori talvolta nascosti. Bisogna sporgersi un po’ per scoprire, quasi sopraffatto da terrazze e dai palazzi circostanti, il vecchio campaniletto romanico dei tempi di Celestino III. Stanco, pieno di rattoppi, resiste alle intemperie, manifesto tangibile di permanenza contro il tempo.



(Gabriella Serio - Segreti e curiosità di Roma) 

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