Ponte Sant'Angelo

dicembre 20, 2021


Ma in quale altra città al mondo è possibile alzare gli occhi al cielo e ammirare estasiati gli Angeli? Siamo arrivati ad uno dei ponti più belli di Roma (per me, adoratrice del Bernini, il più bello in assoluto). Collega Sant’Angelo al lungotevere Tor di Nona e fu costruito nel 134 d.C. dall’imperatore Adriano, per consentire l’accesso al suo mausoleo. In passato ha avuto altri nomi: Pons Aelius (ponte Elio), Pons Hadriani (ponte Adriano), ponte di Castello e, nel Medioevo, quando era utilizzato come principale accesso dei pellegrini diretti alla Basilica di San Pietro, era conosciuto come Pons Sancti Petri. Non è mai stato travolto né danneggiato da nessuna piena del Tevere e le sue tre arcate centrali sono quelle originali dell’epoca romana, ma nel 1450 le sue balaustre cedettero sotto la pressione della massa di pellegrini, causando molti morti e feriti.


Nel 1535 Clemente VII fece collocare le statue dei Santi Pietro e Paolo all’inizio del ponte, una sorta di benvenuto per coloro che attraversavano il ponte e, in seguito, furono anche aggiunte le statue di Adamo, Mosè, Noè e Abramo. Ma è Papa Clemente IX, nel 1699, a cambiare volto al ponte, commissionando al Bernini la realizzazione di un nuovo parapetto. Il geniale architetto, con l’aiuto dei suoi allievi, realizzerà per il ponte una serie di dieci statue di angeli, con in mano gli strumenti della Passione.


Due di questi, l’angelo con il cartiglio e quello con la corona di spina, vennero realizzati dal Bernini in persona e il papa li trovò talmente belli che non volle lasciarli esposti sul ponte, ma al riparo nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte (o almeno così narra la leggenda, perché la verità è probabilmente un’altra, che vi invito a leggere QUI).


Delle precedenti statue restarono, all’inizio del ponte, solo quelle di San Pietro e di San Paolo. Il ponte è tristemente famoso anche come luogo di esecuzione delle pene di morte e di esposizione dei corpi dei condannati, tanto che un detto popolare diceva: “ce so’ più teste mozze sulle spallette, che meloni al mercato”. Famosa fu l’esecuzione che nel 1599 commosse tutta Roma, quella di Beatrice Cenci, il cui fantasma, la leggenda racconta, si aggiri ogni notte dell’11 settembre fluttuando fra gli angeli del ponte con la sua testa mozzata in mano. Nel 1893, durante lavori di sistemazione degli argini del fiume, le arcate minori e le rampe di accesso del ponte furono sostituite da arcate di tipo moderno.



(Sabrina Ramacci - 1001 cose da vedere a Roma)
(Stefano Benedetti – I ponti di Roma in bicicletta)
(Giulia Fiore Coltellacci - 365 giornate indimenticabili da vivere a Roma)

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