La fontana con la palla di cannone

giugno 30, 2021

Davvero la fantasia non manca ai romani che narrano storie e aneddoti piuttosto curiosi. Si racconta, ad esempio che la semplicissima fontana posta di fronte all'ingresso di Villa Medici, sulla sommità alla sinistra della Trinità de’ Monti, là dove la Salita di San Sebastianello raggiunge il viale omonimo, conservi la memoria di vicende legate alla regina Cristina di Svezia, fondatrice dell’Accademia degli Arcadi. Cristina, (che insieme alla contessa Matilde di Canossa e a Maria Clementina principessa d’Inghilterra, è una delle sole tre donne sepolte nella basilica di San Pietro), fu davvero un personaggio controcorrente, ambiguo e stravagante. La sua storia ci dice che decise di abdicare al trono proprio per abbracciare il cattolicesimo e venire a Roma, non senza essersi prima assicurata un cospicuo appannaggio reale di mantenimento e che tuttavia non durò molto, dopo la diffusione della notizia della sua conversione. La città l’accolse in modo davvero trionfale, come ci ricorda la lapide posta a Porta del Popolo, appositamente restaurata per il “fausto ingresso”, là dove la via Flaminia arrivava in città, e soggiornò nelle più belle dimore della capitale, da palazzo Barberini a palazzo Farnese.
Persona di ampia cultura e di spiccata intelligenza, educata secondo il suo status e le sue prospettive regali, era già regina all'età dei sei anni, parlava molte lingue, ma restò una figura sicuramente controversa e anticonformista tanto che le accostarono relazioni amorose sia con un cugino, che amò ma non volle mai sposare, per non cedere le prerogative del comando del regno a un uomo, sia con una dama di corte e quando venne a Roma perfino con il cardinale Decio Azzolino, le cui frequenti visite dovettero cessare per intervento del papa, a garanzia della rispettabilità di entrambi. Da qui prendiamo lo spunto per tornare alla fontana, che è costituita da una grande coppa di granito, in cui si raccoglie l’acqua che zampilla, in modo decisamente modesto, da una sfera di metallo, per traboccare in una vasca di raccolta, posta a livello del piano di calpestio. Nella sua semplicità, la fontana merita la nostra attenzione, per essere collocata al di sotto della volta di un ombroso leccio e con la prospettiva scenografica dei tetti di Roma. 
Poi quel suo offrirsi senza ringhiere e altre protezioni, la rende amabile e confidenziale. È la sfera che deve ora catturare la nostra attenzione, si dice sia una palla di cannone, bucata per le esigenze idrauliche della fontana, ma “augustamente” sparata dalla ex regina Cristina, dai bastioni di Castel Sant’Angelo, mirando sul portone di Villa Medici, che fu centrato in pieno, come dimostra il segno ancora visibile a mezzo metro da terra, sulla destra. La ragione della cannonata è controversa: qualcuno sostiene che il cardinale Decio Azzolini aveva un appuntamento a Villa Medici con l’intraprendente Cristina, ma non si presentò e l’interessata protestò vivacemente il suo disappunto, una volta raggiunti i bastioni del Castello, armati in modo formidabile. Altri sostengono che la regina avesse un appuntamento alla Villa con un parrucchiere piuttosto famoso e ricercato, il quale, consapevole dei frequenti regali ritardi, aveva precisato che avrebbe prestato la sua opera di coiffeur solo se la regina avesse bussato al portone non oltre il mezzodì. In prossimità del mezzogiorno, vistasi ormai in ritardo non recuperabile, per non perdere l’appuntamento, la regina avrebbe bussato, come convenuto, ma a colpi di cannone. Altri infine sostengono che nel corso di una visita a Caste Sant'Angelo, furono mostrati alla regina archibugi e cannoni, sparando a salve per impressionarla. L’esito fu che Cristina, per nulla impressionata, si mise personalmente “al pezzo”, facendo fuoco tre volte con la “spinosa”, un cannoncino niente male, dimostrando così di poter centrare un bersaglio distante un chilometro e mezzo. Salvato, uno dei tre proiettili, finì per ornare la bella fontana di Annibale Lippi, sostituendo l’originaria palla di granito. Vera o non vera che sia la storia, la palla di cannone c’è e l’ammaccatura anche.



(Rinaldo Gennari - Stravaganze romane)

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