Il giardino dipinto di Livia

aprile 08, 2020


Visitare la sala del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, dove sono ricostruiti gli affreschi prelevati dal triclinio della villa suburbana dell’imperatrice Livia, a Prima Porta, è un’esperienza suggestiva e insolita: in un’atmosfera quasi surreale, come sospesi nel tempo e nello spazio, si ha l’illusione di trovarsi in un luogo aperto, circondati dalla natura e immersi in una dimensione di quiete.


Siamo in un interno, che simula un esterno, un ambiente chiuso che ricrea un giardino, da sogno. Suscitare questa sensazione straniante era il desiderio della first lady Livia che, assecondando la moda dell’epoca di invadere gli interni delle abitazioni con coloratissime pitture e raffinate illusioni ottiche, che suggerissero l’idea di spazi verdi e rigogliosi, aveva scelto di decorare il triclinio ipogeo della sua dimora privata, con uno stupefacente giardino dipinto, selvaggio e lussureggiante. Abeti, pini, querce, palme, oleandri, melograni, corbezzoli, meli cotogni e fitti cespugli d’alloro, si stagliano su uno sfondo nebbioso, mentre papaveri, margherite, rose, crisantemi, violette e iris colorano il prato, circondato da una staccionata di canna e da una balaustra in marmo.


Oltre ai fiori e agli alberi carichi di frutti, altri due elementi naturali animano il giardino: gli uccelli, in volo o appollaiati sui rami e il vento che agita le fronde degli alberi che, oltre a rendere ancor più realistico l’ambiente, serviva a suggerire l’idea di fresco garantita dal triclinio ipogeo.



L’illusione di trovarsi immersi nella natura è perfetta, lo straniamento totale, la sensazione di pace incredibile. Con questo straordinario e prezioso esempio di pittura decorativa, Livia non assecondava solo una moda dell’epoca, ma esaltava, nella sua casa privata, uno dei punti salienti dell’agenda politica del marito Augusto: la pax.


Le decorazioni del giardino interno della Villa di Livia, anticipano un tema ricorrente nel programma figurativo di Augusto, che individuava nel rigoglio della natura la migliore allusione alla pace. In questo senso i dipinti del triclinio fanno pendant con la vegetazione lussureggiante che domina il motivo del fregio dell’Ara Pacis: un trionfo di alberi, pianti, fiori e piccoli animali nascosti, simbolo della rinascita e frutto maturo della tanto attesa pax.



(Giulia Fiore Coltellacci - I luoghi e le storie più strane di Roma) 

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