Ettore Petrolini
febbraio 23, 2020Ettore Petrolini nacque a Roma il
13 gennaio 1884 in via Giulia, in una casa vecchia che faceva angolo con il
vicolo del Grancio, ora demolito, da Luigi e Anna Maria Antonelli. Quarto di
sei figli ebbe rapporti difficili con il padre, un ruvido e severo fabbro
piuttosto moralista, mentre era molto legato alla madre, che lo protesse dalle
severità paterne, sopportando amorevolmente la sua infanzia turbolenta e
sostenendolo, anche economicamente, quando decise di intraprendere la difficile
carriera di attore di varietà. Nel 1890 la famiglia Petrolini traslocò in via
Baccina 32, nel Rione Monti, dove un irrequieto ragazzino veniva soprannominato
‘er roscietto de li Monti’. Non prese mai la licenza elementare, né volle
imparare un mestiere, pur avendo il padre fabbro e il nonno materno falegname. All’età di 13 anni fece la dura esperienza del
riformatorio, dove gli furono imposte addirittura la camicia di forza e la
cella di rigore a pane e acqua, esperienza che lo segna nel profondo e lo
porta, appena quindicenne, ad abbandonare la casa paterna per seguire un gruppo
teatrale ambulante, con cui tentare la carriera d’attore. Il suo esordio è a
Campagnano, piccolo centro della provincia romana, col nome d’arte di Ettore
Loris, seguito da esibizioni in locali di scarso pregio, alternate ad altre nei
più rinomati caffè-concerto della capitale, come il Gambrinus. In questi anni
di dura gavetta, l’artista viene a contatto con un’umanità eterogenea, alla
quale si ispira per la costruzione dei suoi particolarissimi personaggi comici,
che lo resero tanto celebre. Nel 1903 conosce la quindicenne Ines Colapietro,
che assieme alla sorella Tina cantava al Gambrinus e con lei, dalla quale avrà
anche dei figli, divide la vita e il lavoro per tanti anni. Insuperabile
interprete della beffarda anima romanesca, della quale diede a teatro i saggi
più saporiti, in un succedersi impetuoso di abili motti, battute, tu per tu col
pubblico, di corrosive macchiette. Petrolini infatti è il re dello sberleffo,
della burla, della satira pungente, caustica, con la quale condanna ipocrisia e
malcostume e non risparmia alcuno, né popolani, né potenti e neppure il regime
fascista, che criticò con sapiente sarcasmo, anche con ‘Nerone’. Famosissimi i
suoi personaggi: Gastone, eroe di quel varietà da cui Petrolini proveniva, Er
sor Capanna, Fortunello, Giggi er Bullo, Mustafà, Nerone, ecc.
Impossibile
rifare l'elenco delle sue creazioni: molti suoi "sfottò" divennero
proverbiali, le sue canzoni erano ripetute da tutti. Indimenticabili ‘Una gita
ai castelli’, conosciuta anche come ‘Nannì’ e la famosissima ‘Tanto pe’ cantà’,
simbolo di una certa romanità, cantata in seguito da tanti artisti, tra i quali
una menzione speciale spetta a Nino Manfredi. Il re del varietà, della rivista,
dell’avanspettacolo, il precursore del moderno cabaret, si ritira dalle scene
nel 1935 per una grave forma di angina pectoris. Muore il 29 giugno del 1936 a
soli 52 anni, senza aver mai perso la verve comica: prima di morire disse “Che
vergogna morire a cinquant’anni!”. Con addosso il frac del famoso Gastone,
viene sepolto al Cimitero Monumentale del Verano, a Roma. La tomba originaria
si trovava più a destra di quella attuale, ma venne colpita nel fatale
bombardamento del 19 luglio 1943. Venne anzi distrutta completamente e le
spoglie addirittura disintegrate. Nella pietosa opera di ricognizione dei
resti, poté essere recuperato solo qualche frammento di quel suo famoso frac.
La tomba venne ricostruita poco lontano, a cura e spese dell’amministrazione
capitolina, ma non si sa per quale ragione venne cambiata l’epigrafe. La prima,
dettata da Trilussa, subito dopo la morte dell’artista, diceva:
CREO’ OSSERVANDO
ED ETERNO’ RIDENDO
Ora invece si legge:
DALLA BOCCA TUA
CANTO’
L’ANIMA DI ROMA
Non si comprende il motivo che
determinò la decisione di sostituire l’interessante espressione trilussiana.
(Treccani.it)
(mein-italien.info)
(Ecodelcinema.com)
(Willy Pocino – Le curiosità di
Roma)
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