Santino Cianbelaro all'Arco di Tito

maggio 11, 2020


“Quanno er Foro Romano era seporto, lì ce vedevi tutta ‘na spianata: Campovaccino e in lungo ‘n’arberata che dava vita a quello ch’era morto. Sotto l’Arco de Tito, un omo accorto, Santino, ma nun ce dice la casata, de sotto ar candelabro cià lassata ‘na scritta come fusse un passaporto: Santino er ciambellaro”. Ecco come Antonio Delle Piane descrive la spianata che occupava anticamente la zona dei Fori, indicando anche, sotto l’Arco di Tito, la presenza della scritta “Santino er ciambellaro”. La scritta si può vedere ancora. Per la precisione è “Santino cianbelaro” e si trova incisa nella parete interna dell’Arco sotto il rilievo della processione.


Non si sa niente di questo Santino, probabilmente era un venditore ambulante di ciambelle che si era sistemato sotto l’Arco a vendere. Aveva trovato un ottimo posto, perché solo da lì potevano passare i possibili acquirenti dei suoi dolci. Infatti, il Foro all'epoca era adibito a pascolo e vi si teneva il mercato dei buoi, da cui il nome "Campovaccino"; l’arco rappresentava un passaggio obbligato per tutti quelli che volevano attraversarlo. La posizione che Santino aveva scelto era poi anche protetta dal sole d’estate e dalle intemperie d’inverno. Stava li’, al riparo, sotto il grande monumento, con la sua riserva di dolci da vendere.


E forse incise il suo nome sull'Arco per rimarcare che il posto di vendita era “riservato” a lui.  Il bassorilievo all'interno dell'Arco di Tito raffigura un corteo di ebrei prigionieri, con l'inconfondibile simbolo della loro religione: il candelabro a sette braccia, la cosiddetta Menorah. Per tal motivo gli ebrei non passano mai sotto l'arco che ricorda la loro sconfitta.



(M. Silvia Di Battista - Roma curiosa secondo volume)
(Willy Pocino - Le curiosità di Roma)

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