Una tipica figura romana antica
era il “carnacciaro”, ossia colui che vendeva la “carnaccia” per gatti. Questo tipo
di carne solitamente era rappresentata dagli scarti di macelleria, quali il polmone,
le interiora (o “frattaje” come si dice a Roma) e la trippa, che lui vendeva lessata
e tagliuzzata. Girava la mattina presto e non aveva bisogno di urla per farsi
annunciare, come fanno la maggior parte dei venditori ambulanti; a lui bastava un
semplice fischio, che i romani chiamavano “sordino”, e i gatti accorrevano
subito miagolando e con i loro miagolii avvisavano il padrone del suo arrivo. Non
tutti i gatti avevano, però, un padrone: lui sfamava pure quelli e li catturava
per rivenderli. Il gatto era molto richiesto come animale domestico, perché teneva
lontano i topi dalle dispense. Sembra che questa attività sia rimasta in voga
fino al 1944, sostituita poi dalla “gattara”, figura femminile che porta cibo
ai gatti delle colonie feline e di altri luoghi sparsi in giro per Roma.
Sono Paola, sposata e mamma di tre figli che, crescendo e diventando autonomi, mi hanno lasciato un sacco di tempo libero. Per non diventare una “desperate housewife”, ho iniziato a visitare la mia bella città, accorgendomi di quanto poco la conoscessi. La passione piano piano è aumentata sempre più ed ho iniziato a perlustrare e a fotografare ogni angolo, ogni vicolo, ogni portone, ogni cortile di ciascun rione, andando alla ricerca delle più curiose storie e leggende che aleggiano intorno a questa incredibile città! Le leggo, le scrivo e le condivido, riportando fedelmente autore e titolo da cui traggo ogni mio contenuto.
0 commenti