La Madonna del Parto
gennaio 28, 2020
Una tradizione popolare vuole che la statua della Madonna
del Parto, opera del Sansovino, conservata nella chiesa di S. Agostino, sia
invece di origine romana e rappresenti Agrippina con il braccio il piccolo
Nerone. Ciò non le ha impedito di diventare una delle Madonne più venerate di
Roma, come dimostra la strabocchevole quantità di ex voto e doni recati dai
romani, convinti che a lei Dio le dia “tutte vinte”. Il culto di cui godeva questa Madonna trova spazio in un
irriverente sonetto, di Gioacchino Belli, intitolato “La Madonna tanto miracolosa”. Qui, il poeta contesta, appunto, questa usanza, molto diffusa a Roma, di donare monili e altri oggetti preziosi alla
Madonna, come segno di riconoscenza “per grazia ricevuta”. Il Poeta descrive la
folla, che a forza di spinte e gomitate, si accalca per arrivare a toccare la
statua, oppure per posare su di lei gli oggetti preziosi: un orologio, una
catenina d’ora, un anello, un brillante, delle perle o altri oggetti di meno
valore; i tanti ex voto portati da poveri e da ricchi. Questo suscita in lui,
che era contrario ad ogni forma di superstizione, un sentimento di forte
fastidio e lo racconta cosi:
“Tra du’ spajere de grazzie dipinte
Se ne sta a sede co Gesù bambino,
co li su’ bravi orloggi ar borzellino,
e catene, e scioccaje, e anelli e cinte.
De brillanti e de perle, eh cià l’apparto:
tiè vezzi, tiè smaniji, e tiè collane
e de diademi ce n’ha er terzo e ‘r quarto.”
Ma, come abbiamo detto, tanta sovrabbondanza di ori e gemme non piace al Belli,
che così, severamente, conclude:
“Inzomma, accusì ricca e accusì ciana,
quella povera Vergine der Parto
nun è più una Madonna: è una puttana.”
(gioacchinobelli150.blogspot.com)
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