Il Triclinio Leoniano
marzo 29, 2020
Uno strano monumento si
affaccia su Piazza San Giovanni: il Triclino Leoniano. È un manifesto politico che afferma una
concezione del potere e una rivoluzione geopolitica. Il mosaico, ricostruito nel
Settecento, si affaccia ora su Piazza San Giovanni, di fianco alla Scala Santa,
da una improbabile struttura che somiglia a un edificio sventrato da una bomba
o da una scossa di terremoto. Nessuno sospetta che fosse l'edicola di una
raffinatissima sala in cui i papi, un tempo, ricevevano i potenti della terra e
li trattenevano a pranzo, in quello che era l’originale palazzo del Laterano, il Patriarchium, la prima sede pontificia di Roma, forse coincidente con parte della cosiddetta domus Faustae.
1. Basilica di San Giovanni
Non è escluso che abbia assistito al famoso incontro di Francesco di Assisi con Innocenzo III. Enigmatico e inattuale, ignorato e incompreso tanto dagli automobilisti che dai turisti e dai manifestanti che periodicamente affollano la Piazza, il mosaico è un vero e proprio manifesto politico. Testimonia, con immagini semplici ed elementari, una visione del mondo in modo più efficace che molte pagine di storia sull'Alto Medioevo. Espone un assetto di governo, un organigramma su chi fa cosa al vertice di una struttura organizzata, tale era allora la società cristiana divisa - in ordine di crescente importanza - tra contadini, guerrieri e chierici che ne assicuravano, rispettivamente, il sostentamento, la protezione e la salvezza eterna. A sinistra dell’arco, Cristo consegna le chiavi delle porte del cielo a papa Silvestro e il labaro del potere temporale a Costantino. A destra S. Pietro ripete l’operazione affidando la stola di pastore a Leone III e le insegne imperiali a Carlo Magno. Che Cristo e Pietro siano seduti in trono, mentre gli altri quattro personaggi stanno inginocchiati ai loro piedi, non sorprende. Né sorprendono le aureole quadrate di Leone III e Carlo Magno perché, quando il mosaico fu ideato, i due erano ancora in vita. Stupisce invece la mancata attribuzione a Costantino dell’aureola tonda concessa di contro a Silvestro, tanto più che era di pubblico dominio quanto quell’ imperatore avesse favorito i papi.
2. Battistero
3. Sala del Concilio (triclinio accubitaneo)
4. Triclinio Leoniano
5. Scalone d'onore (Scala Santa)
6. Cappella Papale di San Lorenzo (Sancta Sanctorum)
7. Loggia delle Benedizioni
8. Porta Asinaria nelle Mura Aureliane
9. Santa Croce in Gerusalemme
Non è escluso che abbia assistito al famoso incontro di Francesco di Assisi con Innocenzo III. Enigmatico e inattuale, ignorato e incompreso tanto dagli automobilisti che dai turisti e dai manifestanti che periodicamente affollano la Piazza, il mosaico è un vero e proprio manifesto politico. Testimonia, con immagini semplici ed elementari, una visione del mondo in modo più efficace che molte pagine di storia sull'Alto Medioevo. Espone un assetto di governo, un organigramma su chi fa cosa al vertice di una struttura organizzata, tale era allora la società cristiana divisa - in ordine di crescente importanza - tra contadini, guerrieri e chierici che ne assicuravano, rispettivamente, il sostentamento, la protezione e la salvezza eterna. A sinistra dell’arco, Cristo consegna le chiavi delle porte del cielo a papa Silvestro e il labaro del potere temporale a Costantino. A destra S. Pietro ripete l’operazione affidando la stola di pastore a Leone III e le insegne imperiali a Carlo Magno. Che Cristo e Pietro siano seduti in trono, mentre gli altri quattro personaggi stanno inginocchiati ai loro piedi, non sorprende. Né sorprendono le aureole quadrate di Leone III e Carlo Magno perché, quando il mosaico fu ideato, i due erano ancora in vita. Stupisce invece la mancata attribuzione a Costantino dell’aureola tonda concessa di contro a Silvestro, tanto più che era di pubblico dominio quanto quell’ imperatore avesse favorito i papi.
Il messaggio
sotteso era forse che il papa ne riconosceva l’autorità ma ne contestava la
santità. E questo non tanto perché, secondo alcuni, Costantino aveva fatto
ammazzare la moglie e il figlio, il suocero, il cognato e il nipote ma perché
erano stati gli orientali a dichiararlo santo, d'iniziativa e senza consultare
il vescovo di Roma. Comunque, erano altri, e ben più
importanti, i messaggi che il mosaico intendeva mandare ai potenti del mondo
che da Oriente e Occidente, da ogni parte della terra andavano in udienza dal
papa. Primo: il potere aveva origine non dal popolo, ma da Dio. E questo era
scontato, l’aveva scritto Paolo nella Lettera ai Romani e nessuno aveva mai
pensato il contrario. Secondo: l’imperatore di Costantinopoli, fino ad allora
unico e legittimo erede dell’Impero Romano, almeno in Occidente, non contava
quasi più niente. Il suo posto era stato preso dal franco Carlo Magno. E questa
era una bomba, contraddiceva la tradizione, il buon senso e la storia. Non si
poteva pensare, infatti, a un imperatore romano intelligente e coraggioso
certo, ma analfabeta, capace a malapena di balbettare qualche parola in latino.
Se in precedenza ce n’erano stati, si era trattato di usurpatori e comunque di
meteore. Il terzo messaggio era, se possibile, ancora più sconvolgente.
Affermava che il papa e l’imperatore erano, nei rispettivi ambiti, alla pari.
Erano due Soli che brillavano nello stesso cielo: l’uno illuminava e guidava le
coscienze dei cristiani, l’altro li difendeva, assicurava loro la pace e puniva
i reprobi. Il mosaico poi faceva intendere che, in caso di conflitto, era il
papa a prevalere perché in entrambe le scene, stava a destra dell’autorità che
conferiva il potere. Dettagli che allora contavano eccome.
(da "San Giovanni in Laterano: tutta un'altra storia" di Mario Cipollone, mmc edizioni, Roma)
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