La cantina dei Borghese
novembre 26, 2020
Scipione Borghese, il cui nome era
invero Scipione Caffarelli, ritenne opportuno cambiare precipitosamente il
proprio cognome in Borghese. All’epoca era facile e quando Camillo Borghese, lo
zio per parte di madre, fu eletto papa con il nome di Paolo V, pensò bene di farlo
perché l’idea non era malvagia, anzi agevolava non di poco la sua influenza e
forza contrattuale nei rapporti con il prossimo. Ciò che accadde ripetutamente
quando si ingegnò ad ampliare la sua piccola proprietà tra la Via Flaminia e la
via Salaria. Scipione comprò tutti i terreni, le campagne, le vigne e i boschi
che si trovavano ai confini della sua proprietà, più o meno d’accordo con i
proprietari venditori.
Fu così che nacque Villa Borghese, che altrimenti si
sarebbe chiamata Villa Caffarelli. La residenza ai margini della città è uno degli
edifici più belli, da visitare con altissima priorità. In questa sede ci occupiamo
del locale di servizio della villa: la cantina. Fu costruita a circa cento
metri dalla casa, sulla destra del palazzo e in posizione arretrata, nella direzione
di Via Veneto. Si scavò il terreno in una zona ombreggiata e fresca, ideale per
un pic-nic e una buona sbicchierata in compagnia. Difficile da comprendere la
funzione del manufatto se non si hanno indicazioni in proposito. Una volta
venuti a conoscenza delle utilità di quella costruzione interrata, diventa
invece molto facile abbandonarsi alla suggestione di una diffusa presenza di
dame in sontuosi abbigliamenti, eleganti cavalieri e numerosi valletti
affaccendati alla mescita del vino, al taglio delle vivande, alla cottura di
qualche prelibatezza, mentre altri si imboscavano nel ventre della cantina,
alla ricerca dell’annata buona, infilandosi nella bocca oscura del cunicolo di
ingresso.
La vasta cavea della cantina si vede dall’alto di una balaustra, ma non possiamo partecipare alle libagioni, il principe Borghese non ci ha fatto pervenire l’invito! Vicino, su fronti opposti rispetto al grande viale di accesso alla Galleria, prima ancora della cantina e del palazzo stesso, ci sono due romantiche fontane, una rotonda e una ovale, circoscritte in riposanti esedre, assediate da platani monumentali, uno dei quali sta letteralmente “mangiando” la panchina circolare in cemento che circonda la fontana.
(Rinaldo Gennari – Stravaganze romane)
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