Le Sette Sale e le Terme di Traiano
luglio 12, 2021Tra i tesori nascosti del Colle
Oppio, si trova una gigantesca cisterna, nota fin dal medioevo con il nome di
Sette Sale. L’impianto, semi sotterraneo, era un perfetto meccanismo idrico che
serviva per alimentare le fontane, i ninfei e le vasche delle vicine Terme di
Traiano, costruite dall'imperatore sui resti oltraggiosi della Domus Aurea. Inaugurate
il 22 giugno del 109 d.C., costituivano il primo esempio interamente realizzato
di “grandi terme” imperiali, con il vasto recinto munito di esedra che, per la
prima volta, veniva aggiunto al corpo centrale.
Il progetto architettonico, che
verrà copiato successivamente nelle Terme di Caracalla e in quelle di Diocleziano,
fu curato, del resto, del famoso Apollodoro di Damasco, lo stesso architetto del
magnifico foro di Traiano. Le cisterne, sorte contemporaneamente, dovevano, quindi,
garantirne un costante ed efficiente rifornimento: tutto era pensato nei minimi
dettagli, per non rischiare di lasciare il popolo senza uno dei suoi passatempi
prediletti. Il successo dei bagni come modo di trascorrere il tempo libero andava,
infatti, ben oltre la funzione puramente igienica: erano dei veri e propri
centri di divertimento e comunicazione nei quali affluivano, giorno per giorno,
migliaia di romani. E il consenso popolare, Traiano lo sapeva bene, si basava
in parte anche su questo tipo di servizi offerti alla cittadinanza, soprattutto
di quella parte che non si poteva permettere il lusso di un bagno privato nella
propria abitazione.
Progettati per contenere più di otto milioni di litri d’acqua, i serbatoi venivano alimentati da un ramo di uno degli acquedotti che giungevano a Roma, passando sopra Porta Maggiore, probabilmente l’Acqua Giulia. Tramite alcuni condotti, poi, l’acqua veniva riversata in un grande collettore che, una volta alle terme, si smistava nelle varie strutture. La pressione e la pendenza necessarie per il deflusso delle acque, furono ottenute ad arte, sopraelevando parte della gigantesca struttura. È, infatti, articolata su due piani, ciascuno formato da nove ambienti paralleli e non sette come scorsero i primi esploratori: quello inferiore poggia direttamente sul terreno, con la funzione fondamentale di sostenere il piano superiore, che costituisce il vero e proprio serbatoio. Anche in questo caso, sono presenti nove ambienti coperti da volte a botte ma, a differenza dei precedenti, completamente rivestiti di intonaco idraulico per rendere impermeabile le superfici.
Ogni galleria, poi, è messa in comunicazione con l’altra attraverso quattro aperture ad arco disposte secondo assi alternati, in modo da evitare il formarsi di correnti o il ristagno delle acque. In planimetria il poderoso edificio appare come un grande rettangolo, con uno dei lati lunghi, quello posteriore, di forma convessa. L’interno, invece, è un suggestivo susseguirsi di luce e ombre, generate dall'alternanza delle aperture nelle lunghe gallerie. Lo stesso Stendhal, nel 1828, amò perdersi in questa fitta selva di corridoi, all'epoca coperti di rampicanti e ne rimase affascinato tanto da inserire il luogo tra le sue passeggiate romane. Incastonata nel terreno, la cisterna da fuori lascia alla vista solamente la parte frontale, in bella cortina laterizia, in cui si aprono nicchie alternativamente rettilinee e curve. Tutto fu ingegnosamente pensato per contenere da un lato la spinta del terrapieno, dall'altro per offrire la resistenza necessaria alla pressione della massa d’acqua contenuta. Nulla fu lasciato al caso, confermando il genio costruttivo dei romani e il principio vitruviano di “solidità, utilità, bellezza”. L'unica cosa che non si riesce a cambiare è...il nome! Conosciuta da sempre come Sette sale, anche dopo aver appurato che in realtà le sale sono nove, i romani continuano a chiamarla cosi!
(Gabriella Serio - I tesori nascosti di Roma)
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