Il Muro Torto

dicembre 28, 2021


La cosa straordinaria di Roma è la sua continuità storica, che si materializza non solo tramite monumenti, strade e tradizioni, ma anche grazie ad alcune atmosfere rimaste immutate, nonostante il trascorrere del tempo. Parlo dell’aria tenebrosa e ricca di mistero che si respira ogni volta che si percorre quel tratto di strada che da Porta del Popolo arriva a Porta Pinciana e che conosciamo con il nome di Muro Torto.


Se non fosse per la strada moderna, a doppia carreggiata, con tanto di guardrail, dove sfrecciano migliaia di macchine ogni giorno, la percezione sarebbe quella di un luogo rimasto intatto per secoli. Il muro che costeggia il viale, databile all’età repubblicana, aveva già allora l’andamento che si vede oggi e serviva a sostenere il colle dove si trovavano gli Horti delle gens Acilia, Anicia, Domitia e Pincia, tra il Pincio e Villa Borghese. Il suo aspetto oscuro è dovuto al suo orientamento a nord e di conseguenza umido e quasi sempre in ombra.


Venne inglobato dall’imperatore Aureliano nella costruzione delle sue mura e da sempre magia e superstizione sono appartenute a questo luogo. Qui, infatti, venivano seppelliti defunti impenitenti, ladri, vagabondi, e prostitute, tutti coloro, insomma, non degni di essere sepolti in un cimitero o in una chiesa. Non a caso in alcuni documenti, risalenti al Medioevo, si fa riferimento alla contrada del “Muro Malo”, per indicare i terreni a ridosso di questa zona. Il 23 novembre 1825, furono qui seppelliti anche i due carbonari Targhini e Montanari, giustiziati pubblicamente in piazza del Popolo e la fantasia popolare vede i due fantasmi passeggiare a notte fonda, con la propria testa sottobraccio, pronti a dispensare profezie e numeri del lotto. Sebbene molti altri luoghi se ne contendano il “privilegio”, qui sarebbe stato sepolto anche Nerone e la sua anima vaga irrequieta, insieme a quelle in pena di tanta altra gente, che condivide con lui il luogo dell’eterno riposo.


Purtroppo, la funesta tradizione di questo luogo continua fino ai nostri giorni, scelto da molti come luogo preferito per porre fine alla propria vita, gettandosi dal Pincio. Per porre un freno a questi gesti disperati, negli anni Trenta del secolo scorso, vennero inserite delle reti particolari, tuttora esistenti e visibili sugli archi dell’ultimo tratto. C’è però da specificare che il vero ed originale Muro Torto è solo in quel punto dove il viale compie una secca curva a gomito, subito dopo il rettilineo provenendo da Piazzale Flaminio.


Qui si vede bene uno sperone in opera reticolata che sporge vistosamente in avanti, quasi stesse per cadere. È questo quello che rimane di un antico muraglione di sostegno, piegato dal tempo e dai terremoti che hanno scosso Roma nei secoli.


Nonostante l’aurea tetra e poco rassicurante che abbiamo fin qui descritto, a questo particolare punto è legata, invece, una rasserenante leggenda. Sembra che quando anticamente il muro crollò, avesse lasciato un enorme squarcio nelle mura: una pericolosa breccia di cui non si sarebbero accorti i Goti quando, nel 536, assediarono Roma. Questa “svista” che ha salvato la città dall’assedio, fu ritenuta la prova sicura della protezione di San Pietro sulla città. Per questo motivo, immaginando la presenza del Santo in questo punto, nessuno si azzardò a demolire le rovine e rifare le mura, che restano, pertanto, quelle originali.


 


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