Il ponte Rotto e Beatrice Cenci
settembre 29, 2020
Lo scorcio di Ponte Rotto, con l’unica
arcata superstite che si erge alla fine delle rapide del Tevere subito dopo l’Isola
Tiberina, scendendo verso valle, è uno dei più suggestivi e fotografati di
Roma. Il profilo del ponte in rovina è diventato un must dei vedutisti da
quando, nel 1598, una apocalittica alluvione si abbatté su Roma, mutilando per
sempre il nobile manufatto, le cui origini risalivano addirittura al II secolo
a.C. La tradizione infatti ne fa risalire la fondazione nientemeno che a
Scipione l’Africano, il quale lo fece edificare prima della seconda guerra
punica; poi fu ricostruito (con lavori molto laboriosi che durarono ben
trentasette anni) nel 179 a.C. dai censori Marco Fulvio Nobiliore e Marco Emilio
Lepido (il quale concesse il suo nome al ponte, che si chiamò in origine
Emilio). La necessità di costruire un nuovo ponte in muratura si presentò per
il passaggio dei blocchi di tufo (essenziali per la costruzione dei palazzi del
potere, sulla riva sinistra del Tevere) provenienti dalle cave di Monteverde. Il
nuovo ponte fu poi fortificato e completamente rivestito in pietra nel 142 a.C.
dai censori Publio Cornelio Scipione Emiliano e Lucio Mummio. Da allora, il ponte
ricevette diversi nomi, oltre quello di Emilio: Lapideo (per la rivestitura in
marmo), Palatino, Senatorio (dopo il restauro promosso dai senatori del
Campidoglio romano nel 1144) e Consolare. L’appellativo di Rotto è quindi
recente. Essendo posizionato in prossimità di un'ansa, e subito dopo l'isola Tiberina, dove le correnti sono sempre state fortissime, soprattutto durante le piene, è chiaro che i danni alla struttura furono spesso intensi ed erano necessari continui restauri. Ma fu comunque gravemente danneggiato da un’alluvione nell'870 d.C. e,
dopo essere stato ricostruito da papa Onorio III (1216-1227), nuovamente
abbattuto in parte da una straordinaria piena (di quasi 20 metri di altezza) il
19 ottobre 1530.
Quadro di Van Wittel del 1690 |
Ancora ricostruito da papa Gregorio XIII (1572-1585) in
occasione del Giubileo del 1575, fu definitivamente distrutto da una successiva
ondata di piena, quella del 20 dicembre 1598 e mai più riedificato. E proprio a
quest’ultima rovina si lega la vicenda di Beatrice Cenci, la nobildonna romana
che all'epoca dei fatti si trovava segregata nelle celle di Torre Savella, con
l’accusa infamante di avere ucciso – con la collaborazione di altri – il padre,
Francesco Cenci, una storia che appassionò tutta Roma. Gli effetti della
devastante alluvione nell'inverno del 1598 giunsero dunque alle orecchie di Beatrice,
che dal suo luogo di detenzione riuscì a lanciare un appello al papa Clemente
VIII (1592-1605), proclamandosi pronta a ripristinare a sue spese il ponte
abbattuto in cambio della grazia. In quella occasione il racconto popolari
riferì che la bella Beatrice si era anche offerta di farlo ricostruire in modo molto
più solido, mediante l’utilizzo di un nuovo cemento realizzato con il riciclo
di gusci d’uova.
L’offerta però fu recisamente rifiutata da Clemente VII, il
quale, conclusero i maligni, era ovviamente molto più interessato ad
accaparrarsi i preziosi della famiglia beni della famiglia Cenci, colpita dalla
rovina, che a far ripristinare un ponte ormai divenuto quasi inutile. Beatrice
fu dunque giustiziata l’11 settembre dell’anno seguente, il 1599, nella piazza
di Castel Sant'Angelo, ma quella esecuzione segnò anche la nascita del suo mito
rendendola una sorta di eroina popolare, il cui fantasma divenne uno dei più
noti di Roma. Quello che si era chiamato pomposamente Ponte Senatorio rimase
dunque un cumulo di rovine, e soltanto nella metà dell’Ottocento ci fu un
blando tentativo di ripristinare l’utilità, quando gli venne applicata una
pensilina di metallo per riunirne la metà non crollata con la sponda sinistra
del fiume.
La fragile struttura però durò poco, fino a quando anche l’altra
arcata andò in frantumi, restando in piedi soltanto quella centrale. Il declino
del ponte poi fu effettivo alla fine dell’Ottocento, quando furono avviati i
lavori per la costruzione in ferro e muratura del Ponte Palatino progettato
dall'architetto Angelo Vescovali.
(Fabrizio Falconi – Roma segreta
e misteriosa)
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