Il Bruto Capitolino
febbraio 02, 2021(Foto @Rome Guides) |
La testa è leggermente reclinata
in avanti, come un cavaliere che cavalca al passo, tranquillamente, sicuro di
sé e del proprio potere. Gli occhi sono immobili, ben aperti e, nonostante le
folte sopracciglia, lo sguardo è grave, severo. Ti fissa, ti scruta dentro. I capelli
invece sono falsamente spettinati, le ciocche “casualmente” si appoggiano sul
cranio, anche la barba è definita pelo per pelo e circonda una bocca dal taglio
duro. L’uomo del ritratto, l’Eroe, ha le labbra sottili leggermente piegate all’ingiù.
Dal colore scuro del bronzo, viene fuori pure la struttura ossea del volto, gli
zigomi sporgenti, “tagliati” dalla vita, verrebbe quasi da dire. Questa la
descrizione dei tratti del famosissimo busto in bronzo dedicato a Lucio Giunio
Bruto, l’eroe che mise fine alla dinastia etrusca dei re di Roma, scacciando
Tarquinio il Superbo, e avviò il cammino della Repubblica. Era un padre della
patria, insomma, un esempio. E doveva ispirare chi si fosse trovato ad ammirare
la sua statua che, con ogni probabilità, in origine era equestre,
caratteristica che emerge proprio dalla posizione della testa, con il collo
leggermente spostato in avanti, come a guardare dall’alto in basso.
Dall’alto, probabilmente di un cavallo. Oggi, invece, oltre a essere uno dei pezzi più famosi della collezione dei Musei Capitolini, conservato con tutti gli onori a Palazzo dei Conservatori, nella Sala di Trionfi, nonché uno degli esempi più importanti di ritratto in bronzo, è un busto in cui solo la testa è originale e antica (risale probabilmente al IV o al III secolo a.C.) mentre il resto del corpo è stato aggiunto nel Cinquecento in concomitanza con la donazione avvenuta al museo nel 1564, da parte del cardinale Pio de Carpi.
(Ilaria Beltramme - Forse non tutti sanno che a Roma...)
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