La misteriosa testa a Villa Farnesina
luglio 11, 2020
Villa Farnesina mi ha affascinato
in modo incredibile e sono tante le curiosità che la riguardano. Uno dei
misteri più intriganti riguarda un bellissimo disegno monocromatico che si
trova in una lunetta della Stanza di Galatea. La loggia prende il nome
dall'affresco della ninfa Galatea ad opera di Raffaello Sanzio, che la dipinse
con i tratti del viso delicati, in contrasto con il corpo rigoglioso,
trasportata sull'acqua in un cocchio formato da una conchiglia trainata da
delfini e intorno una festa di tritoni, amorini e nereidi.
La loggia fu
affrescata da diversi artisti. Il primo fu Baldassarre Peruzzi, che nel 1511
affrescò sulla volta il cielo astrale del giorno di nascita di Agostino Chigi,
mentre
le lunette furono dipinte da Sebastiano del Piombo con scene mitologiche
ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, tutte eccetto una.
La particolarità dell’affresco
di questa lunetta è sia nel soggetto, che non ha alcun legame con gli altri
temi presenti nella loggia, sia nell'utilizzo inconsueto del monocromatismo;
queste “stranezze” da subito alimentarono un “chiacchiera” collegata alla
competizione che si sapeva esistere tra Raffello e Michelangelo. Sono i primi
anni del 1500 e Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti sono considerati i
due più illustri pittori in circolazione a Roma. La leggenda narra che
Michelangelo, estremamente curioso di esaminare come procedevano gli affreschi
di Raffaello, visto che quest’ultimo non permetteva a nessuno di vedere il suo
lavoro, riuscì ad eludere la sorveglianza dei custodi travestendosi da
venditore e distraendo i guardiani con della mercanzia. Una volta entrato nel
palazzo durante una pausa dei lavori, egli si trovò di fronte alle pareti
semi-affrescate e potè finalmente ammirare, anche se per pochi istanti, il
lavoro del rivale. Non potendo resistere alla tentazione, prese un pezzo di
carbone e disegnò così, senza alcun colore, una bellissima e gigantesca testa,
prima di sgattaiolare via. Quando Raffaello, ritornando al lavoro, vide il
disegno, capì che solo la mano di Michelangelo poteva aver prodotto un’opera di
tale maestria e, sebbene arrabbiato per quella intrusione, non ebbe la forza di
cancellarlo, anzi, ordinò che nessuno lo toccasse.
La leggenda è suggestiva, ma
è, appunto, una leggenda. L’autore accertato della testa è Baldassarre Peruzzi,
il pittore della volta della stanza, che probabilmente fece un esperimento
sulla scia di quanto già era incline a realizzare Andrea Mantegna, che nella
Cappella degli Ovetari a Padova, aveva realizzato il proprio autoritratto
monocromatico, una sorta di firma autografa del lavoro compiuto. E' quindi molto convincente l'interpretazione di un ritratto
monocromatico come rappresentazione di sé, che il pittore lascia vicino al
proprio lavoro, per la
similitudine delle opere di pittori così diversi. E' possibile anche che abbia potuto realizzarla con il consenso di Raffaello stesso,
del quale fu grande amico, tanto che nel famoso dipinto “Autoritratto con un
amico" si ritiene sia lui l’amico rappresentato.
(Romeandart.eu)
(villafarnesina.it)
(Helloworld.it)
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