Pigneto

novembre 25, 2020

Erano giorni stupendi, in cui l’estate ardeva ancora purissima, appena svuotata un po’ dentro, dalla sua furia. Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma”. 

Così Pier Paolo Pasolini descriveva il Pigneto, quella borgata venuta fuori senza piano regolatore, tra la via Prenestina e la via Casilina, dove avrebbe ambientato Accattone. Quello che oggi è conosciuto come Pigneto, uno dei quartieri più vivaci e dediti alla vita notturna, riscoperto negli ultimi anni grazie alla proliferazione di locali e ristorantini alla moda, era agli inizi del secolo scorso, come molti quartieri dell’odierna periferia di Roma, per gran parte un latifondo, appartenente a una ricca famiglia romana, i Tavoletti, i quali disponevano di questi sconfinati prati estesi a perdita d’occhio, delimitati da filari di pini mediterranei, alcuni dei quali sono sopravvissuti e sono ancora visibili in via Fanfulla da Lodi.


Agli inizi degli anni Venti, il Pigneto, come molti altri latifondi, divenne terreno di una rapidissima urbanizzazione, che popolò di grandi caseggiati questa porzione di territorio fra la via Casilina e la via Prenestina. Da Acuto, un paesino in provincia di Frosinone, Enrico Necci raggiunge il miraggio della Capitale nel 1921. Il terreno tufaceo era pieno di cavità, che presto cominciarono a essere usate dai residenti come cantine. Ancora oggi le grotte dove i bambini giocavano a nascondino e dove durante la Seconda guerra mondiale furono allestiti rifugi antiaereo, sono visitabili. A dare notorietà internazionale al quartiere fu, indirettamente, Pier Paolo Pasolini, il quale, nel 1961, riuscì finalmente a realizzare il sogno di girare un film “estremamente semplice”, che voleva raccontare la vita del sottoproletariato di Roma, città dalla quale il poeta era stato adottato – ai tempi in cui insegnava nella scuola media di Ciampino – e nella quale cominciò il suo apprendistato nel cinema, al seguito dei grandi maestri di allora.


Proprio in via Fanfulla da Lodi (tutti gli esterni e gli interni del bar nel quale si ritrovano i protagonisti del film furono girati in questa strada) Pasolini ambientò una gran parte di Accattone che, dopo le polemiche suscitate alla sua presentazione al Festival di Venezia nel 1961, divenne in breve tempo uno dei film più studiati all’estero, straordinario affresco di una generazione dimenticata dall’Italia del boom economico, ritratta con crudezza e poesia allo stesso tempo. C'è un luogo in particolare diventato memoria storica più degli altri, è il bar Necci, l'ex Gelateria Impero di coloniale memoria, fondato nel 1924. 


Massimo Innocenti ne è oggi il proprietario e l'appassionato 'custode', autore di un libro che rimanda a quell'epoca 'Pasolini, Pigneto'. In quei vicoli street art e installazioni ricordano PPP e il colpo d'occhio su Via Fanfulla da Lodi è potente e vale la passeggiata.


La storia meravigliosa è che pur essendo il bar Necci considerato luogo 'simbolo' pasoliniano, lui non lo inquadrò mai, preferendo piuttosto adattare a bar una vecchia rivendita di vini e olii al civico 50 di Fanfulla da Lodi, un bar bettola più adatto alla trama del film. Il bar però lo frequentava, seduto sotto l'enorme albero che ancora oggi fa ombra ai tavolini sempre affollati in un giardinetto da paese più che da capitale.


Un altro film che ha trovato nel Pigneto la sua “location” ideale è “Roma città aperta”: impossibile dimenticare la Magnani che urla disperata: “Francesco”, impossibile dimenticare quel colpo di mitra in via Raimondo Montecuccoli.


Dagli anni Cinquanta il Pigneto è cambiato molto e oggi è un quartiere giovane e di tendenza, l’isola pedonale e le stradine adiacenti pullulano di atelier di artisti e locali alla moda, ma per capire bene questo dedalo di stradine, forse bisogna guardare meglio, oltre le apparenze.


In ogni angolo la borgata vi racconterà del suo passato, proprio come in un film ed è proprio in questa periferia est di contraddizioni che Roma ci appare oggi meno provinciale e più proiettata al futuro.


Al Pigneto, a Centocelle, a Torpignattara, al Quadraro, è qui che le persone abitano il territorio confrontandosi e scontrandosi, cercando di vivere il presente e di non subire il peso di millenni di storia.




(Fabrizio Falconi – Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma)

(Sabrina Ramacci – 1001 cose da vedere a Roma, almeno una volta nella vita)

(Alessandra Magliaro - “Pasolini e il Pigneto”)

 

 

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