La ruota degli esposti

luglio 30, 2020


Come altre città, anche Roma ha la sua Ruota degli esposti; è ancora oggi bene visibile presso l’ex complesso ospedaliero di Santo Spirito in Sassia, a due passi da piazza San Pietro, unico ospedale di Roma fondato da un papa. Grazie alla bolla Inter opera pietatis del 19 giugno 1204, l’ospedale Santo Spirito era sorto sulla plurisecolare Schola Saxonum, dove dall’VIII secolo trovavano alloggio i pellegrini inglesi a Roma. Le fonti dicono che Innocento III, meravigliato dall’ospizio per i poveri ammalati, fatto costruire da Guido da Montpellier, fondatore della congregazione degli Ospedalieri di Santo Spirito, non volesse lasciare alla Francia il primato delle opere caritatevoli e si fosse deciso a dotare anche il centro della cristianità di istituti per il ricovero di poveri, infermi, vecchi e bambini abbandonati. Non sappiamo se sia stato il solo spirito di competizione a ispirare il papa, ma la leggenda vuole che il pontefice sia rimasto scosso da un sogno: un angelo era apparso al Vicario di Cristo, denunciando le colpe di quelle madri disgraziate, che solevano gettare nel Tevere i corpicini dei neonati appena partoriti. Sogno o no, di certo il papa era rimasto a dir poco suggestionato dalla pratica diffusa di annegare nel fiume i bambini indesiderati, oppure di gettarli in mezzo al letame, in strada. Del resto, fin dai tempi dell’imperatore Costantino, abbandonare un neonato era un crimine nella città eterna. Con il codice di Giustiniano, il Corpus Iuris Civilis, emanato nel 529, l’abbandono di un bambino veniva equiparata all’infanticidio e chi se ne macchiava poteva essere condannato a morte. Ma, anche nell’antichità, la colpa dell’abbandono era delle sole donne. Nel mondo romano, la patria potestas aveva dato ai padri, forti del cosiddetto ius vitae e necis, il diritto di uccidere i figli di sesso non desiderato; abbandonandoli, le madri non facevano altro che tentare disperatamente di evitare che le loro creature fossero soppresse alla nascita. Altre volte, invece, era l’estrema povertà che costringeva le madri ad abbandonare i propri neonati. Grazie all’opera di Innocenzo III, la Roma cristiana ha ora l’occasione di ripudiare per sempre i crimini contro l’infanzia abbandonata e il nuovo ospedale di Santo Spirito in Sassia dovrebbe essere il fiore all’occhiello nell’accogliere, sfamare e offrire un rifugio a tanti innocenti reietti. La carità cristiana impone anzitutto di salvarli da morte certa. Venne così costruita una struttura per mezzo della quale le madri potevano, in modo del tutto anonimo, abbandonare i loro piccini affidandoli alle cure dell’ospedale di Santo Spirito. La ruota è un piccolo cilindro girevole di legno che collegava la strada con l’interno dell’ospedale, le madri adagiavano i piccoli sull’apertura del cilindro, ricoperto da un tetto spiovente, probabilmente per riparare dalla pioggia le povere creature e poi facevano girare la ruota permettendo al personale religioso di prelevare il neonato da uno sportellino. Accanto alla ruota c’era una campanella, per avvertire che era stato deposto un neonato e allertare le suore dell’ospedale affinché andassero a prenderlo. Il nuovo arrivato veniva avvolto in un drappo azzurro, consegnato alla Priora delle Balie e segnato su un piedino con doppia croce e nuovamente esposto nella ruota per una eventuale adozione. Se nessuno prendeva la creatura, i piccoli rientravano in ospedale e venivano registrati come filius m. ignotae, figli di madre ignota, dalla cui storpiatura popolare, nacque poi una nota, volgare, offesa: “figli di mignotta”. Da quel momento diventava figlio della Casa e cominciava la sua nuova vita. La ruota si può vedere tuttora. E accanto si trova ancora una cassetta per le ELEMOSINE PER LI POVERI PROIETTI NELL’OSPEDALE, come è scritto sopra. Proietti, giacché venivamo “proiettati” nell’edificio; termine da cui nasce un noto cognome, come anche Esposito, che deriva dal termine “esposto”. 

(Michela Ponzani, Massimiliano Griner - Donne di Roma)
(M. Silvia Di Battista - Roma curiosa)

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